ROMA – Rimandare la decadenza di Silvio Berlusconi al Senato alla decisione definitiva della Corte di Cassazione sull’interdizione. Questa la proposta di Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, che rinnova la sua fedeltà a Berlusconi. Alla vigilia del voto di decadenza, previsto per il 27 novembre in Senato, Casini prende la parola: “Propongo che il Senato si pronunci , con una mera presa d’atto – non suscettibile di interpretazioni pretestuose e strumentalizzazioni politiche – sulla decadenza di Berlusconi al momento della decisione definitiva della Corte di Cassazione sulla durata dell’interdizione”.
Una proposta che nasce anche dal mettersi al riparo da possibili ricorsi in sede Europea oltre che contribuire “alla pacificazione” del clima politico, spiega il leader dell’Udc che sottolinea essere una sua presa di posizione personale: “Silvio Berlusconi a tutto il diritto di presentare quelle che ritiene nuove prove, di chiedere la revisione dei suoi processi e di avanzare ogni ricorso in sede europea. La mia iniziativa prescinde totalmente da queste valutazioni e in particolare non ha nulla a che fare con estemporanee valutazioni, che respingo al mittente, sulle gravi responsabilità che si assumerebbero i senatori votando la sua decadenza”.
In termini di date e tempi, Sara Nicoli sul Fatto Quotidiano spiega:
“I legali di Berlusconi presenteranno ricorso entro il 5 dicembre sui due anni decretati dalla Corte d’appello di Milano il 19 ottobre scorso, quindi passeranno almeno due mesi prima che la Cassazione dia il verdetto definitivo. A quel punto – e solo a quel punto, secondo Casini, ma saremmo a marzo, in pratica – il Senato potrebbe pronunciarsi”.
Casini ha dichiarato: “Siamo in uno Stato di diritto e se non vogliamo sommergere ogni principio e ogni garanzia è necessario che rispettiamo le sentenze passate in giudicato. Se così non fosse sarebbe travolto il sistema democratico e ogni principio costituzionale diventerebbe carta straccia. Per questo ho dichiarato che se si arriverà a un voto sulla decadenza , in coscienza mi esprimerò per il sì con pieno rispetto degli uomini e delle istituzioni. Detto questo in apertura della seduta del Senato intendo porre una questione pregiudiziale per rendere questa vicenda limpida e lineare, per non consentire a nessuno di poter ergersi vittima di una persecuzione politica”.
La sua proposta prende atto anche della “drammatica frattura in Senato e nel Paese: “Si è prima rifiutato una verifica sulla retroattività della legge Severino davanti alla Corte Costituzionale e poi si è negato il voto segreto a detta di molti istituzionalmente dovuto. Si procederà forzatamente a un voto con cui si espone il Senato a possibili ricorsi davanti alla Corte Europea. Mi chiedo: è necessario tutto questo? Il presidente Berlusconi ha avuto una interdizione temporanea dai pubblici uffici che determinerà la sua cancellazione dalle liste elettorali e pertanto la sua automatica decadenza da parlamentare”.