«Basta con la caccia alle streghe, ai colpevoli. Ciascuno tolga le ali ai propri falchi, ce ne sono tanti in giro, non c’è solo l’odio militante di Di Pietro ma quello di tanti squadristi giornalistici». Pier Ferdinando Casini attacca chi in queste settimane ha seminato odio, e non risparmia critiche al presidente del Consiglio: «Se Berlusconi pensa di trascinare il Paese sulla strada dell’avventura e delle elezioni anticipate in un attacco dissennato al Quirinale e alla Consulta, dall’Udc avrà le risposte inedite che si merita. Il dopo Berlusconi è già iniziato: o grandi riforme o un grande galleggiamento che porterà il suo bagaglio di odio e rancori».
Casini ha accusato chi governa il Paese di avere «troppo veleno». «Abbiamo sentito per troppo tempo il linguaggio delle divisioni del Paese: parole come ronde, medici spia, white christmas, caccia all’extracomunitario, insulti a Tettamanzi, i 100 mila fucili padani di Bossi: questo fa parte dell’armamentario ideologico del passato che genera odio e dà alibi a chi vuole seminare odio», ha aggiunto Casini. «Il nostro è un partito che non ha mai confuso l’avversario politico con il nemico. C’è troppo veleno da parte della classe dirigente che guida il Paese». Per Casini Berlusconi deve inaugurare una stagione che «non preveda la distribuzione di odio, l’accanimento contro gli avversari ma una fase contrassegnata dal rispetto reciproco. Sta a lui scegliere quale strada vorrà intraprendere: le spallate non servono, le scorciatoie nemmeno, noi lavoriamo per una democrazia normale».
Sulle alleanze per le regionali della prossima primavera, il leader dell’Udc attacca l’idea di lasciare il nord in mano alla Lega. «Non svendiamo il Nord alla Lega, non accettiamo la decapitazione di Galan e del prefetto di Venezia. Chi guida il Paese non può amplificare le tensioni. Non può essere grancassa delle paure, della pancia che è anche dei nostri elettori. La Lega interpreta questo stato d’animo che c’è. La sinistra non capisce, perché contesta il presupposto che invece c’è». Sulle alleanze: «Vogliamo affrontare le regionali con molta serenità. Non abbiamo alcuna volontà di arruolarci in due eserciti che vogliamo sconfiggere. In molte regioni andremo da soli, in molte faremo alleanze perché non daremo soddisfazione a chi ci vuole ovunque da soli anche dove siamo in condizione di definire chi vince e perde. Andremo da soli dove ci pare, dove lo riteniamo opportuno, e in compagnia dove riteniamo ci siano le condizioni politiche».
«Per le riforme vogliamo una sede legittimata dal Parlamento nella quale ciascuno si assuma le proprie responsabilità, non una conventicola o un cenacolo privato». Lo ha detto un combattivo Pier Ferdinando Casini, nel corso del suo intervento all’assemblea nazionale delle Regioni a Roma, rilanciando l’idea di un’assemblea costituente: «Chiamiamola come vogliamo, non possiamo impiccarci sulle formule».
NIENTE NORD ALLA LEGA – Sulle alleanze per le regionali della prossima primavera, il leader dell’Udc attacca l’idea di lasciare il nord in mano alla Lega. «Non svendiamo il Nord alla Lega, non accettiamo la decapitazione di Galan e del prefetto di Venezia. Chi guida il Paese non può amplificare le tensioni. Non può essere grancassa delle paure, della pancia che è anche dei nostri elettori. La Lega interpreta questo stato d’animo che c’è. La sinistra non capisce, perché contesta il presupposto che invece c’è». Sulle alleanze: «Vogliamo affrontare le regionali con molta serenità. Non abbiamo alcuna volontà di arruolarci in due eserciti che vogliamo sconfiggere. In molte regioni andremo da soli, in molte faremo alleanze perché non daremo soddisfazione a chi ci vuole ovunque da soli anche dove siamo in condizione di definire chi vince e perde. Andremo da soli dove ci pare, dove lo riteniamo opportuno, e in compagnia dove riteniamo ci siano le condizioni politiche».
RIFORME – «Per le riforme vogliamo una sede legittimata dal Parlamento nella quale ciascuno si assuma le proprie responsabilità, non una conventicola o un cenacolo privato». Lo ha detto un combattivo Pier Ferdinando Casini, nel corso del suo intervento all’assemblea nazionale delle Regioni a Roma, rilanciando l’idea di un’assemblea costituente: «Chiamiamola come vogliamo, non possiamo impiccarci sulle formule».