Casini sfida il Pd sulle alleanze, e Letta si scontra con Di Pietro

Nel day after di Mirabello, nell’opposizione parte il conto alla rovescia sul dopo Berlusconi. Le parole di Gianfranco Fini sulla legge elettorale riaprono, come fanno capire alla festa del Pd a Torino sia il vicesegretario Enrico Letta sia il leader Udc Pier Ferdinando Casini, l’ipotesi di un governo tecnico. Ma è il tema delle alleanze a farla da padrone. ”Se si vota domani noi andremmo da soli, il Pd decida che fare con Di Pietro”, rilancia Casini. E Letta sembra avere pochi dubbi: ”Di Pietro, apprezzando i fischi a Schifani, è incompatibile con noi”, è l’affondo che fa andare su tutte le furie l’ex pm.

Il Pd prende forza dal discorso del presidente della Camera per battere sulle dimissioni del premier Silvio Berlusconi. ”Qualsiasi ennesimo tentativo – è convinto Pier Luigi Bersani – di coprire la situazione con pezze a colori non potrebbe nascondere la crisi politica del centrodestra. Meglio prendere la strada maestra e riconoscere la crisi politica, affidandosi come la Costituzione richiede al Presidente della Repubblica e al Parlamento”.

Più cauto Casini, anche lui sul palco della festa del Pd, che rilancia, anche se non con grande convizione, l’invito al premier per un governo di responsabilita’ nazionale ”perche’ a Berlusconi ho detto che noi non facciamo i tappabuchi ma dovrebbe coinvolgere tutte le opposizioni perche’ il governo arranca”. Quindi ”o ora l’esecutivo si mette a lavorare o si dimetta”. Ed e’ davanti a questo scenario, e dopo le aperture di Fini sulla legge elettorale, che Pd e Udc riprendono fiato sulla possibilita’ di un governo di transizione per fare la riforma elettorale.

”Fini ieri ha allontanato le elezioni anticipate”, è convinto il numero 2 del Pd. ”Se si aprirà la crisi, il tema della legge elettorale è sul tappeto” gli fa eco il leader centrista. Un esecutivo di transizione che coinvolga anche l’ex leader di Fli ma nulla di piu’ perche’, chiarisce Walter Veltroni, ”credo che il Pd debba coltivare un’altra ambizione, quella di conquistare una maggioranza riformista”.

Ma è soprattutto sulle alleanze che il Pd cerca con fatica la quadra. Casini resta orgogliosamente ”terzista”, come ribadisce a Torino, spiega che l’Udc non e’ un partito di ”trasformisti” ma di gente fedele a certi valori. Il macigno per un’intesa con il Pd, al di la’ di un terzo polo, si chiama prima di tutto Di Pietro, che ”e’ un serio ostacolo all’alternativa”.

L’unico modello imitabile per Casini e’ lo schema delle Marche, dove Pd e Udc sono andati insieme senza Idv e sinistra e hanno vinto. E dubbi sull’alleanza con l’ex pm li vede anche Enrico Letta: ”Noi faremo solo alleanze compatibili e le parole dette da Di Pietro dopo i fischi a Schifani sono incompatibili con noi”, è l’affondo dal palco, accolto tra applausi ma anche qualche protesta.

E da lontano fa sentire la sua voce anche Di Pietro. ”Prendo atto che tra Pd e Idv ci sono due visioni diverse dell’Italia. Probabilmente la loro diventera’ una coalizione di classe dirigente perche’ sono certo che gli elettori sceglieranno noi”.

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