
ROMA – Caso Ablyazov, interviene Felice Romano, capo del sindacato di Polizia Siulp: non c’è nessuna norma che imponga ai poliziotti di
“preavvisare i vertici politici rispetto ai decreti di espulsione che quotidianamente vengono emessi (che sono migliaia e che comporterebbero l’ingessamento della funzione politica del Governo)”.
È la voce del sindacato di Polizia Siulp, secondo il suo segretario generale Felice Romano, intervenuto nella polemica sulla espulsione di Alma, moglie, e Alya, figlia, di Mukhtar Ablyazov, dissidente kazako con miliardi di dollari da qualche parte nel mondo.
Aggiunge Felice Romano:
“È veramente singolare che dopo un’espulsione eseguita a carico di una cittadina senza documenti regolari, che non risulta abbia mai detto di essere la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, e che parte da un’operazione di polizia giudiziaria preannunciata al Gabinetto del Ministro, si possa individuare negli uomini della Questura, che hanno applicato la legge, la responsabilità della mancata comunicazione al Ministro, e quindi al vertice politico”.
E ammonisce:
“Non si individui, come al solito, nel poliziotto l’agnello sacrificale per coprire precise omissioni o peggio ancora scelte lucide fatte a livello politico”.
E lamenta:
”Dopo la richiesta di un’indagine ispettiva da parte del ministro Alfano, credevamo che si volesse fare veramente piena luce su come sono andati i fatti. Ma a seguito delle dichiarazioni attribuite dalla stampa allo stesso ministro e ad altri livelli politici, con le quali si preannuncia ‘il rotolare di teste ‘ e nelle quali si fa riferimento a presunte responsabilità del ‘territorio’, siamo preoccupati e convinti che, come al solito si stia tentando lo scarica barile di responsabilità politiche ai danni dei poliziotti che, come noto sono meri esecutori nel rispetto delle leggi esistenti. Per questo diciamo basta a questo indicibile ‘massacro’ dei servitori dello Stato”.
