ROMA – “Andate a vedere dove si trovava il capo del Viminale nelle ore in cui la moglie di Ablyazov veniva portata via”: a domandarlo a Marco Lillo, del Fatto Quotidiano, è un funzionario di polizia che ha chiesto l’anonimato.
Sull‘espulsione di Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, sono “tanti i funzionari e i prefetti che ripetono domande come questa”, scrive Lillo.
Si chiedono dove fosse il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, “mentre l’ambasciatore del Kazakistan a Roma prendeva il comando delle operazioni”, o “mentre 30 poliziotti armati fino ai denti portavano via da casa sua” Alma Shalabayeva e la figlia Alua, di 6 anni. E dove fosse Alfano “mentre il suo capo gabinetto Giuseppe Procaccini e i funzionari di polizia gestivano un caso così delicato”.
Ad aumentare l’insofferenza tra i funzionari della polizia, scrive Lillo sul Fatto, è stata l’accettazione delle dimissioni di Procaccini.
Scrive Lillo:
Ieri è sceso in campo il sindacato dei prefettizi: “Per il caso Ablyazov paga solo chi non vi ha partecipato: il prefetto Giuseppe Procaccini”, ha denunciato Sinpref ed Ap, l’associazione dei funzionari prefettizi. “Non è dato comprendere – aggiunge il sindacato – le responsabilità che hanno determinato l’immediato accoglimento delle dimissioni di Procaccini. Il tempo sarà galantuomo”.
Lillo ripercorre la relazione sulla notte del blitz a Casal Palocco fatta dal capo della polizia, Alessandro Pansa:
La relazione del capo della polizia, Alessandro Pansa, è piena di particolari quando parla dei suoi sottoposti. Diventa evasiva sul ministro. Alla data del 28 maggio Pansa scrive: “Nella mattinata l’ambasciatore del Kazakistan a Roma, Adrian Yelemessov, tenta di contattare il ministro dell’Interno, senza esito. L’ambasciatore chiede quindi un appuntamento urgente alla Questura di Roma”. Cosa faceva Alfano in quelle ore? A metà mattinata il ministro del’Interno indossa la giacchetta di vicepremier. Tra le 11 e 23 e le 11 e 50 l’agenzia di stampa Ansa scrive: “È cominciato, a Palazzo Chigi, l’incontro con il presidente del Consiglio Enrico Letta sull’emergenza Ilva sono presenti, tra gli altri (…) anche il vice premier e ministro dell’Interno Angelino Alfano”.
(…) alle 14 e 49, l’Ansa informa che Alfano ha partecipato alla riunione dei gruppi parlamentari del Pdl durante la quale si è discussa, alla presenza di Denis Verdini, la mozione Giachetti, (Pd) sulle riforme istituzionali. Alfano incontra un ambasciatore. Ma non è quello kazako.
Segue il racconto degli incontri ufficiali di Alfano nei triplici panni di vicepremier, ministro dell’Interno e segretario del Pdl. Fino al 30 maggio, quando Alma Shaabayeva è rinchiusa nel Cie di Ponte Galeria. Quel giorno Alfano vola da Berlusconi in Sardegna.
Il giorno dopo, il 31 maggio, mentre l’aereo che riporterà Alma Shalabayeva e la figlia Alua in Kazakhstan è già sulla pista di Ciampino, Alfano nomina Alessandro Pansa nuovo capo della polizia. La cerimonia finisce quando Alma e Alua sono ormai tornate nel paese di origine.
Il funzionario anonimo sentito dal Fatto spiega: “Non ho mai visto un ministro così preso da altri impegni. Il Viminale è una macchina complessa che ha bisogno di essere guidata”. Prima di dire no all’ipotesi dimissioni Alfano dovrebbe farsi almeno questa domanda: come sarebbe andata la vicenda di Alma e Alua se al Viminale ci fosse stato un ministro a tempo pieno?