MILANO – Anche oggi inquirenti e investigatori hanno sentito una serie di testimoni per cercare riscontri al 'sistema Lega-Pdl', ipotizzato dalla Procura di Milano nell'inchiesta che ha coinvolto il presidente del Consiglio regionale lombardo Davide Boni e il capo della sua segreteria, Dario Ghezzi, entrambi accusati di corruzione assieme, tra gli altri, all'architetto Michele Ugliola, all'ex esponente locale del Carroccio Marco Paoletti, all'immobiliarista Luigi Zunino e all'imprenditore veneto Francesco Monastero.
Mentre il procuratore aggiunto Alfredo Robledo e il pm Paolo Filippini indagano a 360 gradi, vagliando anche le posizioni degli ex assessori regionali del Pdl Franco Nicoli Cristiani e Massimo Buscemi, il leghista Boni, dopo aver incassato la piena fiducia dai vertici di via Bellerio, ha ribadito anche stamattina di essere ''sereno ed estraneo ai fatti''.
Tuttavia il caso Boni sta comunque creando imbarazzo e proteste da parte dell'opposizione in Regione. Tant'e' che stamani al convegno sulla rappresentanza femminile nelle istituzioni una delle relatrici, la capogruppo di Sel Chiara Cremonesi, e' uscita dalla sala del Pirellone in cui il presidente del Consiglio regionale stava parlando.
''Il mio – ha spiegato Cremonesi – e' stato un gesto in coerenza con la decisione delle opposizioni di non partecipare a eventi insieme a un presidente delegittimato, la cui permanenza in un ruolo che dovrebbe essere di garanzia getta discredito sull'intera istituzione''.
Tutti i consiglieri di centrosinistra – che ieri hanno disertato la Giunta per il regolamento presieduta da Boni – continuano, infatti, a chiedere le dimissioni del presidente leghista, che martedi' prossimo riferira' nell'aula del palazzo della Regione.
E mentre l'ex ministro dell'Interno Roberto Maroni e' convinto che l'indagine ''sara' presto archiviata'' non solo perche' non c'e' ''assolutamente nulla'' ma anche perche' si basa ''sulla testimonianza di un personaggio che e' stato gia' inquisito tanto tempo fa, la cui parola conta meno di zero'' , i pm milanesi stanno effettuando accertamenti anche sui conti bancari degli indagati, per riscontrare proprio le dichiarazioni messe a verbale da quel ''personaggio'', cioe' l'architetto Ugliola. Sarebbe stato proprio lui, con il cognato – questa e' l'ipotesi accusatoria – a concordare con l'imprenditore di turno le tangenti (in alcuni casi si sarebbe trattato solo di promesse) poi gestite e spartite da Boni e Ghezzi (quelle effettive si sarebbero aggirate attorno ai 300 mila euro).
Mazzette utili ''affinche' gli amministratori locali, compiendo atti contrari ai loro doveri d'ufficio, favorissero gli interessi commerciali e immobiliari'' a Milano e provincia di chi le avrebbe versate.
Secondo le indagini, Ugliola, gia' dai primi anni '90, sarebbe stato il 'raccordo' tra il mondo politico e quello imprenditoriale, come testimonierebbero le molte riunioni e le cene (anche in un ristorante di sua proprieta'). A lui sarebbe spettato il ruolo di punto di riferimento di una serie di amministratori locali per fare 'affari'.
E proprio sugli ultimi 'affari', quelli legati all'ipotizzato 'sistema Pdl-Lega', i magistrati milanesi stanno sentendo tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con gli episodi di corruzione contestati o rivelati e ancora da approfondire.