Aveva cercato di misurare la produttività degli uffici giudiziari italiani ma l’iniziativa di Roberto Castelli, ministro della Giustizia dal 2001 al 2006, non solo finisce nel nulla, ma anche sotto inchiesta. La Corte dei conti, come riporta il Giornale, ha ha infatti punito l’ex Guardasigilli per aver affidato il progetto di monitoraggio degli uffici giudiziari italiani alla Global Brain di Alberto Uva, una società nata da poco. Ciò che la Corte dei conti condanna è proprio l’affidamento a questa società, a discapito dello staff di via Arenula, ritenuta incapace di offrire un’adeguata garanzia di professionalità.
Così Castelli è stato condannato a risarcire lo Stato con 30 mila euro. «Ho fatto appello – spiega lo stesso Castelli – ma sono stato messo in croce perché avevo deciso di scardinare un sistema che girava male. Si fa un gran parlare dei ritardi della nostra giustizia, penale e civile, e nel 2001 mi rivolsi al dottor Uva per una serie di controlli. Ora questa collaborazione è stata tanto demonizzata».
Ora Castelli si trova costretto a difendersi puntigliosamente nella causa contabile d’appello. «Quel che mi spiace – prosegue Castelli sulle pagine del Giornale – è che sono stato accusato di non aver finito un lavoro che è stato avversato, massacrato ed infine distrutto in tutti i modi possibili. Tutte le critiche sono legittime ma credo che in Italia tutti abbiano solo avuto paura del cambiamento, un cambiamento nel quale io credevo fortemente».
