Procure come Br, la catena della “ignobile provocazione”: Lassini è solo l’ultimo anello

Un manifesto di Roberto Lassini

ROMA – “Offesa” e anche “ignobile” ha detto il capo dello Stato. “Da condannare senza se e senza ma” ha detto il presidente del Senato. “La mia candidatura incomaptibile con la sua” ha detto il sindaco di Milano. Un “grave errore” ha detto il capogruppo del Pdl alla Camera. ” Una provocazione sbagliata, ritiri la sua candidatura” ha detto il coordinatore lombardo del Pdl. Una catena: Napolitano, Schifani, la Moratti, Cicchitto, Mario Mantovani. Una catena, una cintura sanitaria intorno a Roberto Lassini, quello che, parole sue dettate al Giornale, ha “messo la faccia” sui manifesti affissi a Milano dove si leggeva: “Via le Br dalle Procure”, quelli dove i magistrati che indagano sul presidente del Consiglio venivano equiparati alle Brigate Rosse. Dunque, una “ignobile provocazione”. Ma chi è il “provocatore” per di più “ignobile”? La ricostruzione di altra catena, quella dei fatti e non delle parole, mostra che Roberto Lassini è solo l’ultimo anello.

Quei manifesti, come ogni altro manifesto, prima di finire su cartelloni elettorali hanno bisogno di essere stampati e soprattutto pagati. Chi indaga sulla “catena” ha chiesto agli attacchini e loro hanno indicato una ditta. Si è chiesto alla ditta e questa ha rimandato ad altra ditta: la Bergomi&Falcone che nel passato recente aveva fatto diverse campagne per il Pdl. Il signor Falcone ha spiegato che il materiale per le affissioni della Associazione dalla parte della democrazia (cioè i manifesti con sopra scritto Silvio Resisti e Toghe Rosse Ingiustizia Per Tutti) erano arrivati a lui da una tipografia. Si è andati in quella tipografia dove hanno rimandato alla Bergomi&Falcone. Il signor Bergomi allora si è ricordato che l’incarico di stampare per l’Associazione dall parte della democrazia gli era stato affidato una ventina di giorni fa in un incontro nella sede del Pdl in Viale Monza.

Affidato da chi? Affidato da Giacomo di Capua. Giacomo di Capua che aveva garantito che a pagare sarebbe stato il Pdl. E chio è Giacomo di Capua? E’ il capo della segreteria di Mario Mantovani, coordinatore lombardo del Pdl e senatore del partito. Altri particolari della “catena”: un manifesto di quelli Br uguale Procure viene trovato nella sede della società Bergomi&Falcone. Bergomi sostiene che è arrivato lì per caso, qualcuno lo deve aver raccolto per strada e poi buttato nel cestino nella sede della società. Un caso, solo uno sfortunato caso. Nella tipografia indicata sono state trovate le matrici e l’ordinativo per 5.000 manifesti Procure uguale Br.

La “catena” dunque dice che il capo della segreteria del coordinatore lombardo affida ad una società che ha già lavorato per loro l’incarico, garantisce che paga il Pdl. Lassini dunque non è né il regista, né l’ufficiale pagatore e neanche lo stampatore, è solo quello che ci “mette la faccia”. Ma altri volti si vedono con nettezza in questa storia. Primo tra tutti quello di Mario Mantovani. Venerdì diceva: “Io non so nulla dei manifesti. Le Br? Saranno le brutte racchie”. Sabato diceva: “Non li ho visti quei manifesti, non c’entrano nulla con noi”. Domenica: “Non sapevamo nulla di questa iniziativa fuori luogo”. Lunedì: “Roberto Lassini non è neanche iscritto al partito come faccio a fargli ritirare la candidatura?”. Martedì finalmente scriveva a Lassini: “Rinuncia a candidarti al Comune di Milano”.

Se la ricostruzione di Mantovani risponde al vero bisogna supporre sia stato tenuto all’oscuro dal suo segretario, quel Di Capua che riceveva Bergomi nella sede del Pdl e garantiva che il Pdl avrebbe pagato. Tenuto all’oscuro da Lassini, nonostante i ripetuti incontri con Lassini davanti a dentro il Tribunale di Milano a protestare insieme contro i giudici (ci sono le foto e il filmati). Non devono averne mai parlato di quei manifesti, neanche con la Santanché che ancora lunedì diceva: “La candidatura Lassini? Lasciamo parlare gli elettori, ci sono cose più gravi su ci scandalizzarsi”.

La “catena” dice che Lassini è solo l’ultimo anello e neanche quello più “forte”. Una catena che risale indietro, al cuore del Pdl lombardo e forse ancora più in alto se risponde a verità quel che racconta il Corriere della Sera e cioè che Berlusconi avrebbe detto “Un errore, ma politicamente Lassini ha ragione”. Forse Berlusconi questo lo ha detto e forse no, di certo ha detto a una ventina di giornalisti stranieri che “Le Br usavano il mitra, questi il potere giudiziario e sono un nemico peggiore per la democrazia”. Una lunga “catena” e per vedere quanto è lunga e da dove davvero parte basterà aspettare il nove di maggio. Quel giorno, il giorno delle vittime del terrorismo, Napolitano quest’anno lo ha intestato ai magistrati uccisi dalle Br. Berlusconi parteciperà a qualche manifestazione di Stato a ricordo e omaggio ai magistrati?

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Mino Fuccillo