Silenzio, parla Bagnasco. Tutta la pena del cardinale per l’Italia e la sua classe dirigente. Che prostrata, ringrazia

Angelo Bagnasco

Sotto le le lenti del capo dei vescovi scorrono le grottesche immagini dello spettacolo deprimente della politica italiana. Il duello rusticano tra Fini e Berlusconi è solo l’ultimo atto di un impoverimento generale: impoverimento che la Chiesa si incarica di denunciare e di emendare, dall’alto della sua autorità morale. Troppo in alto, forse, per accorgersi che lo scadimento dei valori della buona politica ha tanti padri, nessuno escluso, non ultimo chi sembra voler ignorare che una Chiesa interventista a tutto campo entra di fatto nella dialettica delle idee, quando non in quella degli interessi costituiti. Giudica, ma non vuol essere giudicata.

Politica logorata dai personalismi, crisi e divario sociale, riforme fiscali e federalismo, ma anche cristianofobia e pedofilia: ha toccato ogni tema possibile la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco che ha aperto i lavori del Consiglio permanente della Cei.

Personalismi e politica. I vescovi sono ”angustiati per l’Italia” ed esprimono ”grande sconcerto e acuta pena per discordie personali che, diventando presto pubbliche, sono andate assumendo il contorno di conflitti apparentemente insanabili”, e si sono fatte ”pretesto per bloccare i pensieri di un’intera nazione, quasi non ci fossero altre preoccupazioni, altri affanni”. Con queste parole il presidente della Conferenza episcopale è intervenuto ieri, aprendo a Roma i lavori del Consiglio permanente della Cei. ”Siamo angustiati per l’Italia – ha ripetuto Bagnasco – non per un’idea o l’altra, comunque astratte”, ma ”per l’Italia concreta, fatta di persone e comunità”. Nazione ”generosa e impegnata, che però non riesce ad amarsi compiutamente, facendo fruttare al meglio sforzi e ingegno; che non si porta a compimento, in particolare in ciò che è pubblico ed è comune”.

Il presidente della Cei punta il dito contro ”una corrente di drammatizzazione mediatica”, che presenta ”piccole porzioni di verità, reali ma limitate, assolutizzate e urlate”, delle quali troppo spesso l’opinione pubblica ”si accontenta”. ”A momenti – afferma ancora Bagnasco – sembriamo appassionarci al disconoscimento reciproco, alla denigrazione vicendevole, e a quella divisione astiosa che agli osservatori appare l’anticamera dell’implosione, al punto da declassare i problemi reali e le urgenze obiettive del Paese”.

”Alla necessaria dialettica – ha detto ancora Bagnasco – si sostituisce la polemica inconcludente, spingendosi fino sull’orlo del peggio. Poi, alla vista dell’esito estremo, si raddrizza il tiro”. Ma poi – prosegue – ”si preferisce indugiare con gli occhi tra le macerie, cercare finti trofei, per tornare a riprendere quanto prima la guerriglia, piuttosto che allungare lo sguardo in avanti, disciplinatamente orientato sugli obiettivi comuni, per i quali è richiesta una dedizione persistente e convergente”. I vescovi invitano perciò ad ”allungare lo sguardo in avanti, recuperare ”la giusta auto-stima, senza cesure o catastrofismi, esattamente così come si è ogni giorno dedicati al lavoro che dà sostentamento alla propria famiglia”.

”Ai cattolici con doti di mente e di cuore diciamo di buttarsi nell’agone, di investire il loro patrimonio di credibilità, per rendere più credibile tutta la politica”, ha detto Bagnasco. ”Lasciamo volentieri ai competenti il compito di definire i modi di ingaggio e le regole proprie della convivenza. A noi tocca però segnalare come una città la si costruisca tutti insieme, dall’alto e dal basso, in una sfida che non scova alibi nella diserzione altrui. Le maturazioni generali hanno bisogno di avanguardie: ognuno deve interrogarsi se è chiamato a un simile compito”.

”E’ arrivato il momento di deporre realmente i personalismi, che mai hanno a che fare con il bene comune, e di mettere in campo un supplemento di reciproca lealtà e una dose massiccia di buon senso per raggiungere il risultato non di individui, gruppi o categorie, ma del Paese”. ”Il contegno è indivisibile dal ruolo: quando si ha responsabilità di parola pubblica si può essere penetranti senza sfiorare il sopruso o scivolare nella contesa violenta”. E fa ”malinconia l’illusione di risultare spiritosi o più ‘incisivi’ quando a patire le conseguenze è tutto un costume generale”. Il presidente del vescovi italiani si è appellato così ad un linguaggio politico che deve essere ”confacente a civiltà ed educazione”.

La cristianofobia nel mondo. ”L’intolleranza religiosa” ha assunto ”la forma della cristianofobia. Vorremmo sperare che il mondo libero ed evoluto non continui a sottovalutare questa emergenza, ritenendola in fondo marginale o irrivelante”: con queste parole Bagnasco ha ricordato le “vere e proprie persecuzioni” subite dai cristiani ”nelle zone particolarmente critiche” del pianeta. A loro, ”in questo tempo non è risparmiato il martirio”, come è stato per il vescovo Luigi Padovese, recentemente assassinato in Turchia.

Il presidente della Cei ha poi menzionato la vicenda degli otto medici occidentali, caduti in Afghanistan in ”un’imboscata” dei talebani. ”Fatti passare dapprima come spie, sono stati accusati poi di proselitismo, quando avevano semplicemente tra le loro cose la Bibbia”, ha spiegato il porporato, evidenziando che, nel mondo, ”ci sono Paesi come l’Italia che si stanno attivando affinché dagli organismi internazionali venga messo definitivamente al bando questo genere di intollerabili discriminazioni”.

La scuola. “Il problema dei cosiddetti precari andrà risolto su vie di giustizia e solidarietà, prendendo tutti coscienza che meditate regole di sistema devono nel futuro impedire il riprodursi di situazioni problematiche e dolorose”. ”La dignità della scuola-istituzione va salvata”,ha sottolineato più in generale il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ricordando che ”non mancano per l’università e le scuole superiori novità importanti che meriterà sperimentare”.

Tuttavia, appare ”decisiva una concorde insistenza sulla qualità della scuola, attorno a cui preparazione personale dei docenti, riconoscimento della specifica professionalità, sistema di valutazione e adeguate risorse convergono quali fattori interdipendenti”. La Cei ha unito così la propria voce ”a quella dei vescovi che già si sono rivolti ai diversi attori scolastici augurando una stagione fervida di impegno, in modo che i risultati superino i problemi”.

Il tricolore italiano. ”Il Tricolore è ben radicato nel cuore del nostro popolo”, e ”federalismo e sussidiarietà” devono andare insieme a ”sviluppo e unità nazionale”. Le celebrazioni per l’Unità d’Italia – ha detto Bagnasco – ci rendono ancora più persuasi che l’unità politica e istituzionale include un’unità interiore e spirituale che merita di essere perseguita come contributo vitale offerto a tutto il Paese”. E ”il rinforzato profilo istituzionale assegnato a ‘Roma Capitale’ non può certo eludere la domanda di esemplarità, inclusiva di una vocazione unica rispetto alla coscienza del mondo”.

Malasanità e morti sul lavoro. ”Trovare la morte per negligenza o inadeguatezza là dove si va per nascere o ricevere cure, è uno spregio intollerabile”, ha detto il presidente della Cei, ricordando che ”diversi sono stati gli episodi dolorosi in ambito sanitario, con vittime innocenti e famigli disperate”. Uno ”spregio non tollerabile” che ”offusca la dedizione di tanti professionisti”.

Un passaggio, quello sulla sanità, che il presidente dei Vescovi italiani associa al tema delle morti sul lavoro. ”I dati sono in via di diminuzione ma ogni singolo caso è di troppo, insopportabile per la coscienza del paese”, sottolinea puntando il dito sui ”subappalti”, E’ ”in particolare” in questo segmento che – spiega – ”va condotta la disanima in grado di condurre definitivamente fuori dall’emergenza”.

Banche e imprese. Un appello anche al settore bancario e imprenditoriale.‘Alle banche presenti sul nostro territorio sentiamo di dover chiedere che, anche sfidando un apparente paradosso, adottino criteri del massimo favore razionalmente possibile nel valutare le richieste di finanziamento avanzate dalle imprese”,-ha chiesto Bagnasco, che ha sottolineato come ”l’impatto sociale della crisi, per come si sta evolvendo, dipende ora in buona misura da un più sensibile interessamento” degli istituti di credito.

La crisi e il lusso. Sul fronte del lavoro il presidente della Cei auspica poi che ”il diritto dei lavoratori disoccupati, in mobilità o licenziati, sia tenuto nel debito conto e il loro potenziale possa essere presto reintegrato. La disponibilità delle parti a dialogare costruttivamente esiste e non mancano, in questo campo, segnali concreti: è fondamentale che, nel frattempo, non siano ritirati dallo stato gli ammortizzatori sociali”. E, ancora: ”deve stare a cuore a tutti il destino dei giovani”. Bagnasco ha rilevato poi, più in generale, che ”talune fasce della popolazione sembra non essere state toccate dalla crisi”. Da ”queste è ragionevole attendersi standard di vita consoni alla condizione generale” e – sottolinea – ”una sensibilità verso le indubbie esigenze di solidarieta”’.

”Quando le risorse si fanno più misurate – ha detto Bagnasco nella sua prolusione, riferendosi alle conseguenze della crisi, alle riforme e alla politica – anche gli sprechi e il lusso ostentato diventano meno tollerabili”. ”Sul versante della crisi economica innegabile è la percezione di una più marcata fragilità, benché talune fasce di popolazione sembrino non essere state toccate dalla crisi. Da queste pure – ha detto – è ragionevole attendersi standard di vita consoni alla condizione generale, e una sensibilità verso le indubbie esigenze della solidarietà”.

Il federalismo. Il federalismo è una riforma ”irreversibile” ma ”non deragliera” solo se ”potrà incardinarsi in un forte senso di unità e indivisibilità della Nazione”, basato su ”un patto nazionale che ci vincoli moralmente e a un tempo liberi le energie migliori”, ha affermato il presidente della Cei, sottolineando anche la necessità di un ”salto culturale” e una forma di ”lealtà reciproca, ”in verticale e in orizzontale”, ”estranea alle forme del ricatto come alla catena dei risarcimenti interminabili”.

”Gestire un Paese come il nostro in chiave federalista – ha proseguito Bagnasco – presuppone una diffusa capacità di selezionare con rigore gli obiettivi, scadenzarli, argomentare le scelte, e saper dire dei no anche a chi si conosce. Riuscire a rispettare i vincoli di bilancio, rimanendo attenti alle implicanze umanistiche connesse con l’amministrazione politica, diventerà un’attitudine inderogabile, che presuppone sì un’abilità tecnico-gestionale, non però questa soltanto. Diversamente prevarranno le spinte ad un contrattualismo esasperato e ad una demagogia variamente declinata”. Cio’ vale – ha osservato – anche per la riforma fiscale: ”Se non si combinano insieme federalismo e sussidiarietà, ma anche sviluppo e unità nazionale, col superamento di entrambe le sindromi, del vittimismo da una parte e dell’elargizione dall’altra – affermano i vescovi – la sfida difficilmente si potrà vincere”. La Chiesa, da parte sua, fara’ il possibile per sostenere il federalismo solidale e per evitare l’acuirsi del solco che divide in due il paese, ma ”se ciascuna parte non si sforzerà di percepire le fondate preoccupazioni degli altri, e non sarà disposta a farsene ragionevolmente carico – ha concluso – non riusciremo a stringere un nuovo, necessario patto nazionale che ci vincoli moralmente e ad un tempo liberi le energie migliori”.

Le riforme e il fisco. Sulle riforme l’ Italia ”sembra tornare sempre al punto di partenza” e il presidente dei vescovi ha riaffermato l’urgenza, aprendo il Consiglio permanente, di avviare il ”confronto serio e decisivo, quello che non è perdita di tempo, ma ricerca della mediazione più alta e sollecita possibile”. ”Il Paese – ha detto – non può attardarsi: povero di risorse prime, più di altri deve far conto sull’efficienza del sistema e su una sempre più marcata valorizzazione delle risorse umane”

“Per efficaci processi di riforma – ha aggiunto il cardinale – occorre ”avviare meccanismi di coinvolgimento e di partecipazione non fittizi”, e rendersi conto che ”la fiducia che i cittadini esprimono verso chi li rappresenta è un onore e una responsabilità che non ammette sconti di nessun tipo”.

”Bisogna comprendere – ha insistito Bagnasco – che se si ritardano le decisioni vitali, se non si accoglie integralmente la vita, se si rinviano senza giusto motivo scadenze di ordinamento, se si contribuisce ad apparati ridondanti, se si lasciano in vigore norme non solo superate ma dannose, se si eludono con malizia i sistemi di controllo, se si falcidia con mezzi impropri il concorrente, se non si pagano le tasse, se si disprezza il merito? si è nel torto, si cade nell’ingiustizia”. ”Ma lo scopo di ogni partecipazione politica – ha detto ancora – è proprio la giustizia, e per questo occorre produrre lo sforzo necessario – cui la Chiesa non mancherà moralmente di contribuire – per superare la logica del favoritismo, della non trasparenza, del tornaconto”.

Per quanto riguarda la riforma fiscale, il presidente della Cei ha affermato che ”sono in molti a sperare in criteri di maggiore equità” soprattutto nei confronti della famiglia, e che ”si provveda così ad arrestarne l’impoverimento in atto da tempo”. Bagnasco ha citato statistiche secondo le quali le coppie italiane ”desiderano in media 2,2 figli, mentre ne nascono solo 1,4”. Per realizzare il loro sogno ”le misure economiche, messe o non messe a sostegno della famiglia, sono un fattore decisivo. ”Assegnare alla famiglia ciò che le serve, e non illudersi che questa farà ad oltranza scelte eroiche o,a seconda dei punti di vista, autolesionistiche – ha concluso – non può da alcuno essere ragionevolmente scambiato per un’opzione ideologica”. Il porporato ha poi citato le parole con le quali il Papa, in un recente discorso, ha ”sconsigliato” ”iniziative legislative che implichino una rivalutazione di modelli alternativi della vita di coppia e della famiglia”.

Flessibilità e lavoro.’‘Le sfide derivanti dalla globalizzazione impongono una quota di flessibilità e adattabilità che non può essere artificiosamente ostacolata, ma neppure strumentalmente usata per indebolire la dignità di chi lavora”. ”Il nostro vigoroso invito a rilevare la moralità intrinseca ai processi di innovazione – ha poi precisato Bagnasco- non nasconde alcun conformismo. Lo facciamo non per un’idea esorbitante del nostro ruolo, ma per il comandamento che impone anche a noi di amare Dio sopra ogni cosa, e insieme (ma è solo l’altra faccia della medaglia) di difendere chi è indifeso”.

Sicurezza. ”A tutela della società ci sono le forze dell’ordine, ma è vile scaricare su di loro ciò che meglio si risolve attraverso relazioni sociali vigili e coscienziose”. Lo ha detto il presidente della Cei, card.Angelo Bagnasco, nella sua prolusione introduttiva ai lavori del Consiglio permanente.

Pedofilia. E’ necessario ”rimuovere dal costume ecclesiale” il ”delitto angosciante” degli abusi su bambini e ragazzi: per questo i vescovi italiani si impegnano a continuare ”quell’opera di più esigente discernimento e di rigorosa formazione dei candidati al sacerdozio, di accompagnamento del nostro clero, di decisa vigilanza, di intervento, di sostegno umano e cristiano per tutti”, ha assicurato il presidente dei vescovi italiani in uno dei passaggi della prolusione al consiglio permanente della Cei.

Bagnasco, facendole proprie, ha ricordato anche le recenti ”parole di condanna” espresse dal Papa nel corso della sua visita in Gran Bretagna contro i ”crimini inqualificabili” di cui si sono macchiati i preti pedofili e l’aver messo le vittime ”al centro delle sue preoccupazioni”. ”Le sue parole, verso i responsabili e verso le vittime – ha affermato il capo dei vescovi -, sono anche le nostre”.

Mafia. ”I magistrati e le forze dell’ordine, sotto tiro proprio per la progressiva efficacia della loro azione, sappiano che la Chiesa è con loro contro la violenza oscura che uccide la speranza”. Il porporato si è riferito in particolare alla Calabria, dove dal 14 al 17 ottobre si svolgerà la Settimana sociale, ma non solo. ”Le comunità di Calabria, come di tutto il Meridione, devono sentirsi sostenute dalla solidarietà e dall’ammirazione delle Chiese sorelle, impegnate a loro volta nel far fronte ad una propagazione del fenomeno malavitoso della quale non è più lecito ormai dubitare”.

Le reazioni della politica.

Maurizio Lupi. ”Dal cardinale Bagnasco arrivano, come sempre, parole sagge che illuminano il dibattito politico di questi giorni. Parole che il presidente del Consiglio Berlusconi recepisce quando invita a mettere da parte le ambizioni personali e ad agire nell’interesse di tutti. Questa è la bussola del governo che il premier rilancerà con forza mercoledì nel suo discorso alla Camera”: è il commento di Maurizio Lupi, vice Presidente della Camera dei Deputati. ”Mi auguro che l’opposizione e coloro che, all’interno della maggioranza, hanno condotto in questi mesi una battaglia personalistica, non sprechino questa opportunità”.

Lorenzo Cesa. ”In questa fase di profondo smarrimento politico e sociale, ascoltiamo con grande attenzione le parole del cardinal Bagnasco. Il suo richiamo a una politica protesa verso il bene comune e l’interesse del Paese appare di straordinaria attualità, cosi come ci trovano perfettamente d’accordo le sue preoccupazioni sul Federalismo e sul Mezzogiorno”, ha dichiarato, in una nota, il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa. ”La politica, di ispirazione cattolica e non dovrebbe cogliere il senso delle parole del cardinal Bagnasco e fare leva su di esse per rialzarsi da questo momento di grave crisi”.

Enzo Carra. ”L’appello del cardinal Bagnasco non ci coglie impreparati. Dopo decenni, davvero, il futuro può essere nuovamente nelle mani dei cattolici”. Così Enzo Carra (Udc) ha commentato le parole del presidente della Cei. ”L’impegno è durissimo – prosegue – e, naturalmente, non richiede soltanto un cambio di mentalità dei laici ma anche dell’intera Chiesa italiana. Vescovi, clero e movimenti cattolici devono raccogliere come noi facciamo l’invito del presidente della Cei. Che è poi lo stesso di Papa Benedetto XVI”.

Roberto Calderoli. ”Il cardinal Bagnasco sia sereno. Noi abbiamo accettato la sfida di realizzare una riforma epocale quale il federalismo proponendo, come auspica lo stesso Bagnasco, un federalismo solidale, responsabile e competitivo”: queste le parole del Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli . ”Un federalismo solidale – ha  spiegato Calderoli – in quanto a tutti, cosa che oggi purtroppo assolutamente non accade, verranno assicurate le risorse per garantire quei diritti civili e sociali previsti dalla nostra Costituzione, anche in quelle realtà dove ciò non sarebbe possibile sulla base della sola capacità fiscale locale. Un federalismo responsabile in quanto attraverso l’introduzione dell’autonomia impositiva per Comuni, Province e Regioni e attraverso l’introduzione di un costo standard di riferimento per le varie funzioni fondamentali, il cittadino potrà finalmente sapere perché paga, quanto paga, a chi paga, come vengono utilizzati i suoi soldi e conseguentemente sarà in grado di valutare l’operato dei suoi amministratori, in modo da poter premiare quelli bravi o viceversa punire quelli cattivi mandandoli a casa per sempre”.

”Sarà un federalismo competitivo – ha detto ancpra il ministro leghista – in quanto chi si dimostrerà più bravo ad amministrare potrà ridurre le tasse ai propri cittadini o erogare loro ulteriori servizi. Il federalismo, questo federalismo che stiamo realizzando, è l’unico strumento che abbiamo per poter spendere meno e spendere meglio e quindi per reperire quelle risorse da investire per la crescita del Paese o per il sostegno alla famiglia, come peraltro già previsto nel decreto legislativo che verrà portato la settimana prossima in Consiglio dei Ministri per l’approvazione in via preliminare”. ”Il patto nazionale che si realizzerà con questo federalismo porterà al superamento del dualismo che ha portato alla questione settentrionale e a quella meridionale e all’insoddisfazione dei cittadini sia del nord che del sud”.

Rosy Bindi. Buono il giudizio del presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico, che ha definito il discorso di Bagnasco ”Una riflessione impegnativa e importante per tutti. La Chiesa italiana dimostra di conoscere bene le difficoltà e le priorità del paese: lavoro, scuola, famiglia, legalità, unità”. ”Ci chiediamo – ha detto ancora Rosy Bindi – se altrettanta consapevolezza vi sia da parte di una maggioranza e di un governo che in queste settimane hanno offerto uno spettacolo avvilente che rischia di minare la credibilità delle istituzioni. E’ condivisibile la preoccupazione del cardinale Bagnasco per una politica malata di personalismo, inconcludente e rissosa, incapace di fare l’interesse generale. L’invito a un linguaggio più serio non è solo un richiamo alla buona educazione, è anche un richiamo alla dignità della funzione pubblica”.

Maurizio Sacconi. ”Il cardinale Bagnasco invita all’impegno politico i cattolici e insieme ricorda quanto debbano essere alla base di questo impegno i valori non negoziabili della persona”, ha affermato il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a proposito dell’intervento del presidente della Cei, aggiungendo che ”Egli ricorda l’agenda bioetica del governo quale tracciato obbligato per i decisori istituzionali che non potranno sottrarsi dal prendere posizione. Dal contrasto di ogni deriva eutanasia o eugenetica alla difesa di ogni vita soprattutto nelle condizioni di maggiore fragilita’, al necessario rapporto tra ricerca ed etica, il dovere dei credenti e dei laici adulti deve porsi sempre in favore della vita. E’ questo – conclude il ministro – un discrimine fondamentale nella definizione dei partiti e delle loro alleanze politiche”.

Maria Stella Gelmini. ”Mi pare di aver letto nelle parole del cardinal Bagnasco anche un invito a cogliere le opportunità e le innovazioni della riforma delle superiori”. Il ministro dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, ha commentato così, al termine di un incontro al Pirellone l’appello del cardinal Bagnasco per ”salvare la dignità dell’istituzione” della scuola. ”Sappiamo come la crisi della scuola – ha aggiunto Gelmini – sia sotto gli occhi di tutti ma non dobbiamo generalizzare e quindi ho colto, nell’invito di sua eminenza il cardinal Bagnasco, il desiderio di conoscere, approfondire e cogliere l’aspetto positivo delle innovazioni introdotte dalla riforma delle scuole superiori”. ”E’ un percorso – ha aggiunto – che abbiamo avviato quest’anno e al quale la scuola giunge pronta dopo 10 anni di approfondimenti”. Secondo il ministro dell’Istruzione ”oggi abbiamo l’opportunità di consolidare un sistema liceale di grande qualitè e di affiancare a questo sistema l’istruzione tecnica perché riteniamo che l’assenza di profili tecnici richiesti dalle imprese sia un gap da colmare per ridurre la disoccupazione giovanile”.

La replica di Francesca Puglisi. – “Il ministro Gelmini invece di tirare per la tonaca il cardinale Bagnasco pensi piuttosto a raccoglierne il monito sulla necessità di risolvere la drammatica emergenza dei lavoratori precari della scuola”: è la risposta di Francesca Puglisi, responsabile scuola della segreteria del Partito Democratico, alle parole del ministro. “Gelmini, aggiunge l’esponente democratica, eviti quindi di attardarsi in strumentalizzazioni di dubbio gusto e si decida a convocare, come ha chiesto anche il PD in più occasioni, un tavolo di crisi per i precari”.

Roberto Di Giovan Paolo. – ”Sì a un maggiore impegno dei cattolici in politica come chiesto dal cardinal Bagnasco. E che sia ancora più incisivo sui temi della pace, della giustizia sociale, di uno stato sociale che allarghi le tutele. Questa crisi economica ha riproposto il valore della dottrina sociale della Chiesa”, ha detto il senatore del Pd Roberto Di Giovan Paolo, segretario della Commissione Affari Europei. ”C’è bisogno di un impegno su temi concreti se vogliamo davvero essere lievito. Basta leggere le encicliche sociali, e per prima la Popolorum Progressio, per capire quale è la direzione “.

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Maria Elena Perrero