Livello di scontro altissimo tra finiani e Pdl: l’escalation delle accuse reciproche ormai è inarrestabile. Il leader della Lega, Umberto Bossi, ha posto il veto ad eventuali governi tecnici. “Non sono una buona soluzione per le democrazie – ha detto – occorre tornare subito alle urne e far decidere al popolo”. Il Senatur, che ha parlato durante la sua breve vacanza ad Alassio, ha anche affermato che il presidente della Camera, Gianfranco Fini, si dovrebbe dimettere poiché non più in sintonia con i cofondatori del Pdl.
Il capogruppo di Futuro e Libertà, Italo Bocchino, rilascia a “Repubblica” un’intervista durissima nei confronti del premier: “Prima di chiederlo a Fini, dovrebbe essere Berlusconi a dimettersi – dice – perché è sotto processo. E con lui si dovrebbero dimettere, per lo stesso motivo, i ministri Matteoli, Fitto e il sottosegretario Bertolaso”. Dunque, è la posizione dei finiani, le probabilità che il presidente della Camera Fini si dimetta “sono pari a zero”.
La replica è affidata al coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: chiedere “da una parte le dimissioni pressoché dell’intero governo e dall’altra parte la convocazione di un vertice con tanto di verifica, tradisce l’estremo stato di confusione e di smarrimento in cui si trova il capogruppo di Fli”, dice il ministro. Insomma, Bocchino “è in stato confusionale”.
Uniti nella difesa di Gianfranco Fini dagli attacchi dei ”giornali berlusconiani” ma divisi sulla strategia da adottare nei rapporti con il Pdl. Futuro e Libertà, come un pugile di professione, incassa i colpi che partono dal Pdl nei confronti del suo leader e dei fedelissimi Bocchino e Granata e cerca una reazione da opporre ai suoi ‘alleati’ di maggioranza. Ma le voci non sono tutte concordi.
Da una parte la pattuglia finiana contrattacca a testa bassa chiedendo ”spiegazioni” a Berlusconi sull’acquisto della sua villa ad Arcore; dall’altra qualcuno propone una sponda per riaprire il dialogo sui quattro punti del programma e ne aggiunge uno sulle riforme istituzionali per ”evitare questo vortice autodistruttivo”.
E’ uno scenario dal quale, per un giorno, Gianfranco Fini sembra volersi appartare, ”amareggiato” per la ”ossessiva” campagna dei media che indagano sulla sua vita privata e sui rapporti con la compagna Elisabetta e la sua famiglia. Il ‘contrattacco’ finiano è durissimo e si affida a Carmelo Briguglio che sfida il Pdl proprio sulla vicenda della casa di Montecarlo: ”Berlusconi – dice il deputato di Fli – ha il dovere di dire agli italiani come acquistò la Villa di Arcore dove viveva insieme all’eroe Vittorio Mangano”.
Parole che determinano la reazione del Pdl. Ma Fabio Granata, uno dei tre deputati finiti davanti a probiviri del Pdl, rincara la dose: ”E’ ormai evidente che lotta alle mafie, la legalità e la questione morale rappresentano argomenti off limit nel Pdl”, afferma il deputato siciliano tornando ancora una volta ”sulla mancata concessione della massima protezione” al pentito Gaspare Spatuzza, indicato come accusatore del premier. La linea d’azione dei due non è però condivisa da tutti.
Il gruppo dei senatori di Fli apre al dialogo: ”Dopo i polveroni polemici e strumentali di Ferragosto – scrivono in una nota – a settembre la strada maestra deve essere quella di un serio confronto nella maggioranza sull’agenda di governo”. Al dialogo puntano anche Giorgio Conte, vice capogruppo alla Camera, e il deputato Silvano Moffa. Per quest’ultimo, definito come una delle colombe di Fli, guai a parlare di ”’queste distinzioni”.
Ma proprio da Moffa arriva l’invito a ”ritrovare il senso politico del confronto” e ad evitare ”questa delegittimazione reciproca”. Moffa apre anche sul programma e sulle ”riforme istituzionali”, prevedendo ”maggiori poteri al premier e il Senato delle autonomie”. E’ lo stesso Moffa a riferire dello ”stato di sofferenza” e dello ”scoramento” di Gianfranco Fini per la campagna mediatica sulla vicenda della casa di Montecarlo.
”Fini ha dato i chiarimenti necessari ed opportuni. L’ossessiva e impudica richiesta di dimissioni – ammonisce – rischia di portare ad una crisi istituzionale dai risvolti gravissimi per il Paese”. Sull’affaire monegasco si registra l’invio della rogatoria internazionale: i documenti non arriveranno al dicastero della Giustizia prima di qualche settimana.
Intanto, una decina di ex parlamentari di An rimasti nel Pdl ha avviato una iniziativa ‘provocatoria’, proponendo una colletta per ”acquistare l’appartamento di Montecarlo” e donarlo nuovamente ad An: ”Siamo certi – scrivono – che la società che l’acquistata ”non potrà che trovare di interesse un’offerta che le consentirebbe di realizzare un utile netto del 33%”.