Cgil, riti e simboli: fischi e marmellate al congresso

Il vecchio si incrocia con il nuovo al congresso della Cgil, simboli compresi. E in attesa delle parole di Bonanni e Angeletti, l’ultimo screzio con la Uil e con la Cisl non ha il sapore acre delle acciaierie presidiate dalla Fiom, ma quello dolce della marmellata biologica alle arance della siciliana Ribera.

E’ il regalo della Cgil agli ospiti del congresso, che i leader di Cisl e Uil ‘dimenticano’ sulla loro sedia al termine della relazione del collega della Cgil. Appena Epifani termina le 43 pagine del suo intervento, un’ora e mezzo di ‘relazione-summa’, come ‘quelle di una volta’, condita di appelli a metter fine alle lacerazione nei rapporti sindacali, Angeletti e Bonanni prendono la porta e abbandonano sulla loro sedia la marmellata della pace.

Qualche delegato dell’organizzazione la prende male. Perché le simbologie, in un’organizzazione come la Cgil che vive anche di ritualità che ai profani possono sembrare un po’ bizzarre nella loro immutabilità, contano eccome. Come contano gli umori della platea che dividono gli ospiti fra buoni e cattivi: dietro la lavagna Marcegaglia e la sua Confindustria, il Governo, la Cisl e la Uil; promossi con una sufficienza, magari risicata, Bersani e il Pd; acclamati dall’ovazione popolare Oscar Luigi Scalfaro, don Luigi Ciotti e Nichi Vendola.

Il governatore della Puglia, in particolare, ha stretto centinaia di mani e si è messo in posa per decine di foto con i delegati, facendo struggere d’invidia più di un vicino di banco. Più spaesata Emma Marcegaglia che appena arrivata si deve essere sentita un po’ come Mourinho al Camp Nou, ma a poco a poco si ambienta, incrociando anche con lo sguardo la solidarietà femminile di Susanna Camusso, in pole position per la successione di Epifani: potrebbe essere affidato a loro due il dialogo futuro fra le cosiddette ‘parti sociali’. Sono entrambe cresciute in mezzo all’acciaio, sia pure su fronti diversi, ma in tanti sperano che siano loro a portare un po’ di morbidezza in un confronto che ne ha tanto bisogno. Nelle pause caffé i delegati si mescolano e si confrontano: da Agrigento a Belluno si scambiano opinioni ed esperienze. I sindacalisti del nord raccontano il loro rapporto con la Lega, quelli del Sud i risvolti di una disoccupazione pesante. Poi però, fra crisi, contratti, immigrazione e cassa integrazione finiscono addirittura per stupirsi di quante cose siano uguali. Dopo appena 150 anni di storia in comune.

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