“Chi” di Signorini: famiglia reale + attacchi a sinistra= successo

Alfonso Signorini non solo è uno dei giornalisti italiani di maggiore successo, ma è anche tra quelli più noti, circondato da una atmosfera di “glamour” che pochi possono vantare, con una attività mondana intensa e ai massimi livelli di frequentazione.

Si può anche dire che  Signorini sia tra i più bravi, perché è riuscito a realizzare una formula rara, combinando l’alta tiratura del suo settimanale, “Chi”, con una esibizione della real casa Berlusconi, dei suoi “clientes” e dello stesso Signorini esibito nell’intimo della corte con una assenza di ritegno che in altri tempi avrebbe fatto arricciare molti nasi raffinati dentro la professione giornalistica.

Sensibilità a parte, nella storia del giornalismo pochi sono riusciti a mettere assieme le due cose: vendere copie e compiacere i padroni, e questo richiede una capacità giornalistica fuori del comune, una mano sicura anzi infallibile nella scelta dei temi di contorno, anche se in parte il successo di “Chi” è agevolato dal fatto che i “padroni” del giornale, la famiglia di Silvio Berlusconi, che controlla la casa editrice, la Mondadori, di cui Marina Berlusconi, figlia di Silvio, è presidente, costituisce una delle famiglie più in vista d’Italia, della quale ogni accadimento è evento, amata da metà degli Italiani, invidiata da molti, detestata dall’altra metà ai cui pensieri è comunque in cima.

L’ammirazione per il successo di Signorini ha anche spinto Blitzquotidiano a chiedere una intervista, attraverso Pino Nicotri, ma la richiesta è stata respinta. Nicotri ha già sentito da Candida Morvillo, direttrice di Novella 2000 ma con qualità professionali che non la farebbero sfigurare nemmeno su ben più alte poltrone direzionali. Nicotri sta cercando di mettere a fuoco il ribaltamento di ruoli che c’è stato nella grande stampa nazionale negli ultimi anni, in cui si sono visti spesso i grandi quotidiani a rimorchio di settimanali come appunto Novella 2000, Chi, Oggi, Vanity Fair e di siti internet come Dagospia.

Dagospia esercita anche molta influenza culturale, oltre che informativa, sulle redazioni principali e i settimanali, che una volta erano guardati con una certa altezzosità se non si trattava di Espresso e Panorama, sono diventati parte della dieta giornaliera di notizie. Le notizie sono tali con piena dignità, perché riguardano i misfatti dell’empireo della vita pubblica italiana (l’interesse per i fatti internazionali è abbastanza limitato), anche se vengono chiamate gossip per ridurne l’effetto dirompente. In realtà gossip è una parola inglese che significa pettegolezzo e un grande newsmagazine come Time non si vergognava, nei suoi anni d’oro, di avere una rubrica intitolata pettegolezzo, gossip appunto, termine che è stato poi reso di uso comune in Italia da Carlo Rossella, che ha diretto Stampa Sera, la Stampa e Panorama, prima di presiedere la Medusa Film.

La possibilità di conoscere un po’ più direttamente il pensiero di Signorini è data comunque dalle interviste da lui date al quotidiano cugino il Giornale, anche se l’occasione dell’ultima, domenica 9 gennaio, è stata data dalle foto di Massimo D’Alema sulla neve di St. Moritz e le reazioni che hanno scatenato. Questo ne ha un po’ limitato la portata, riducendola a una autodifesa e a una presa di distanza dal medesimo giornale che pubblica l’intervista e che è stato più volte strumento di attacchi a personaggi invisi a Lui, Berlusconi.

Ma combinando un po’ di dichiarazioni il ritratto è preciso.

Partiamo dalle foto di D’Alema. Paolo Bracalini, autore dell’ultima intervista, fa notare  che il quotidiano la Repubblica ha definito Signorini: un “produttore di discredito”, che “spruzza flaconi di fetida malignità” lo provoca col sospetto che il “metodo Signori­ni ” possa costituire una “versione glamour” del “metodo Bof­fo”, ma la risposta è abbastanza sprezzante: “Mi metto molto a ridere. Sprecare litri di inchiostro per delle dietrologie assurde. C’è una massima che riassume tutto: la gente ti perdona ogni cosa tranne il successo. […] Ma a me interessa essere amato dalla gente, se poi non ho l’apprezzamento dei radical chic ne faccio una medaglia al merito.[…] Mi accusano ma poi fanno a gara a finire su “Chi” . Quando questi signori dicono che faccio le paginate sulla famiglia Berlusconi si dimenticano che il signor Prodi posò per la prima volta con la moglie Flavia proprio su Chi, ed eravamo in campagna elettorale” e anche “Veltroni posò con moglie per il diabolico Signorini”, ricorda Bracalini.

Al che Signorini: “Se poi Berlusconi, grazie a una amicizia che abbiamo, mi apre le porte di casa e mi fa vedere le foto di famiglia certo che le pubblico, perché la famiglia Berlusconi ha sostituito nell’immaginario collettivo la famiglia Agnelli. E infatti ogni volta che pubblico Berlusconi vendo più copie, sarei un idiota se non lo facessi”

Poi via con D’Alema. Come può, si chiede Signorini, e con lui probabilmente anche molti ex militanti dell’ex Pci, “il rappresentante di una ideologia di sinistra divertirsi a vacanzare nel regno del lusso, della ricchezza e dell’alta borghesia?”. Poi una caduta di gusto: “È come se io andassi in vacanza in una bocciofila del Parmigiano o a Pinarella di Cervia, ecco, non lo farei mai”.

Signorini è recidivo, fa notare l’intervistatore: “già aveva beccato la Melandri danzante a casa di Briatore a Malindi, dopo avere smentito di esserci mai stata” e  Signorini gongola: “E ha fatto una bella figura barbina. Poi le chiesi un’intervista, ma non volle. Anche a D’Alema ho chiesto di replicare”, ma “ha cortesemente detto di no, e credo che abbia fatto bene… “.

Tante critiche un po’ danno alla testa, viene da pensare leggendo un’altra intervista, sempre da parte di Bracalini: ad esempio essere stato definito “architetto dell’estetica del regime”, “l’ideologo del nuovo sistema italiano”, “figura cruciale al vertice del caravanserraglio” e il suo settimanale lo specchio dell’intreccio “maschilista di donne, politica e show”. Quanto precede giustifica parole come queste: “Hanno fatto pure una fenomenologia di Alfonso Signorini”; “Vogliono dire che sono lo spin doctor di Berlusconi? Dite pure ma non rasentate l’idiozia”.

Più ragionevole: “Io mi faccio le domande che si fa la gente comune. Qualsiasi persona reagirebbe come ho fatto io questa estate, quando sulla terrazza dell’hotel Pitrizza di Porto Cervo, posto da 1.300 euro a notte, chi ti ho incontrato? Il signor Beppe Grillo! Poi io non vado a pontificare su quanto sia bello andar in campeggio”. E poi ancora il disprezzo: “Forse stava bevendo solo un aperitivo, ma puoi anche bertelo all’aeroporto di Olbia, no?”.

Altri giudizi velenosi sulla sinistra: “Lo snobismo che ha la sinistra radical chic è anche la condanna della sinistra. Se scoprisse il modo di togliersela di dosso sarebbe vincente, invece guarda caso la sinistra è perdente”; “La gente di sinistra si prende sempre sul serio [in realtà anche Signorini dà anche lui un po’ questa impressione] e questo è il difetto di chi è votato al fallimento”.Poi dall’analisi politica si scade un po’, con la domanda se “poi i radical chic un’occhiata ai giornali di gossip la danno” e la ovvia risposta: “Chi” “se lo leggono benissimo”, anzi, a Capalbio, spiaggia della Maremma dove si addensa un certo tipo di establishment di sinistra, “Chi” “va fortissimo. A Capalbio “Chi” è già esaurito la domenica a mezzogiorno, pur arrivando il venerdì sera”. Si presume solo durante l’estate.

E poi la botta: “Se dovessi dire da quanti della sinistra sono rincorso per apparire sulle pagine di “Chi”…”.

Qualche nota biografica. Dall’archivio del Giornale si apprende che Signorini, “prima di diventare un re del gossip, era professore: ha insegnato lettere per sette anni alle medie e al ginnasio del milanese Leone XIII”. (Anche Berlusconi, una volta, arricchiva il suo curriculum con l’insegnamento, probabilmente qualche supplenza per integrare i guadagni sulle navi, prima del grande balzo),

Ma oggi, avverte, “i modelli della scuola sono sovvertiti. Basta vedere una trasmissione come Amici: non solo i ragazzi spesso non riconoscono l’autorità, ma gli insegnanti stessi si scannano fra loro”. Invece, “la severità è da difendere. E la conquista del bel voto dev’essere uno sprone a dare il meglio di sé. La competitività non è un valore negativo: né a scuola né nella vita”, e la scuola dev’essere selettiva, perché “deve formare gli adulti di domani, altrimenti rimangono l’appiattimento e la massificazione”. Senza falsa modestia ricorda anche che come insegnante era “maniaco: avevo una collezione di matite rossoblù. Ma, ancora oggi, tanti ex alunni tornano a ringraziarmi”.

Viene spontanea a Bracalini la domanda: “Due giornali, un programma in tv, uno alla radio, più i libri e altre rubriche. Ma quando dorme?”.

Berlusconianamente, “quattro ore, le altre venti lavoro”. In estate ha sfornato il romanzo «Troppo fiera, troppo fragile» dedicato a Maria Callas, di recente è toccato a Marilyn Monroe: “Mia madre, quando le ho portato il mio libro su Marilyn mi ha detto: ma questo qua non l’hai mica scritto tu. E invece sì. Anche io a volte mi chiedo come faccio a fare tutto”. Questo dubbio a Berlusconi non viene mai.

Published by
Marco Benedetto