Carlo Azeglio Ciampi, presidente emerito della Repubblica, affida ad un editoriale sul ‘Messaggero’ le sue ”preoccupazioni” per il ”qualunquismo dominante” e denuncia lo “scadimento dei valori” e “l’indebolimento delle istituzioni. Direi quasi a un loro intorpidimento”.
”La sensazione che provo, non senza una qualche inquietudine, è che i legami costitutivi della societa’ si stanno allentando”, sottolinea Ciampi invitando la ”classe dirigente a tutti i livelli, nessuno escluso, di farsi carico del distacco crescente che ogni giorno di più emerge tra chi ha la responsabilità della res publica e i cittadini”.
Ciampi punta il dito contro chi ”tende a dire che tutto va bene sia in termini congiunturali sia in termini strutturali, che la strada imboccata è quella giusta. Chi ammette che le cose non vanno bene, si affretta a dire che vanno comunque meglio che in altri Paesi, e quindi non c’è motivo di agitarsi troppo”.’Procedendo su queste linee – spiega il presidente- rischia di venir meno il ruolo più alto e profondo della politica”.
L’ex presidente ricorda ”quando, nel ’93, firmammo l’accordo sulla politica dei redditi: mi sforzai di trasferire agli altri la mia sofferenza fin quasi a contagiarli; volevo che tutti si rendessero conto che c’era un plusvalore nell’accordo generale che superava tutti gli altri interessi e, per questo, i singoli lo sottoscrissero. Sarò un po’ matto, magari idealista, ma continuo a pensarla così”.
”Mi conforta almeno un po’ – conclude Ciampi – il senso di responsabilità dimostrato dalla classe dirigente dell’imprenditoria italiana che ha saputo scegliere la strada della nuova concertazione e sta avendo un ruolo, non secondario, insieme ai lavoratori, nel fare in modo che la prima multinazionale del Paese scelga Pomigliano d’Arco e non la Polonia, ci fa sperare in un esito positivo, condiviso da tutte le parti sociali. Per battere il qualunquismo dominante – tutto va bene, non c’è problema – servono proprio atti concreti corre questo”.