JESI (ANCONA)- Clio Bittoni Napolitano ricorda i suoi anni al Liceo classico di Jesi (Ancona), fra il 1949 e il 1954, come quelli di un'alunna considerata ''un po' strana, a cominciare dal nome''. Era ''molto impegnata politicamente'', racconta, e ai suoi occhi i professori erano ''culturalmente reazionari: la letteratura italiana veniva studiata sul Flora, mentre io studiavo sul Sapegno, la letteratura latina sul Manara Valgimigli, mentro io preferivo Concetto Marchesi''.
La consorte del presidente della Repubblica sara' a Jesi il 12 dicembre, per i festeggiamenti dei 150 anni del Liceo classico Vittorio Emanuele II. Nell'occasione ripercorre la sua esperienza scolastica in un'intervista pubblicata oggi dal Corriere Adriatico. Una storia che si intreccia con quella dell'Italia uscita dalla guerra, delle divisioni di classe molto evidenti (alcuni studenti molto poveri non ''avevano neppure la radio, tanto da dover ammettere di non aver potuto svolgere un tema sull'argomento''), dei convincimenti politici della sua famiglia.
''Io non andavo a scuola l'8 marzo, ne' se veniva proclamato uno sciopero generale – racconta la signora Clio -, con grande disperazione del preside, il professor Cremona, il quale, essendo ebreo e avendo passato qualche guaio con le leggi razziali, non voleva grane controfirmando le giustificazioni per le mie assenze, che i miei genitori motivavano politicamente''.
A differenza di molti ex liceali, Clio Napolitano non sogna mai l'esame di maturita', anche perche' quello della sua classe fu ''un trionfo'', soprattutto per il greco: ''eravamo stati abituati a tradurre senza vocabolario, come affermava il nostro professore, a tradurre con il vocabolario erano capaci tutti'', dice.