Per Sergio Cofferati, il segretario del Partito democratico, il Pd, deve essere un’altra persona, diversa dal candidato premier, però
“la fonte della legittimazione dell’uno e dell’altro deve essere la stessa”
le primarie.
Intervistato da Salvatore Cannavò per il Fatto, Cofferati ha detto che il Pd
“è in una fase di sofferenza del tutto evidente e non fa niente per nasconderla. Compresa l’asprezza della discussione interna. L’assemblea di settembre deve dare formalmente il via al Congresso e occorre confermare il 24 novembre come data conclusiva con primarie aperte”.
“Il candidato premier, in ogni caso, avrà una platea più ampia perché sarà il candidato di una coalizione”.
Domanda bruciante: può succedere che uno con la storia di Sergio Cofferati e il suo legame al mondo del lavoro al congresso possa sostenere la candidatura di Matteo Renzi?
Risposta:
“Sì, è possibile. È già successo. Ma non voglio ora anticipare le scelte che farò. Non resterò a guardare.
Intanto, in base al principio che
“non può toccare la Costituzione chi è eletto con il Porcellum”,
Sergio Cofferati ha aderito all’appello in difesa della Costituzione lanciato dal Fatto e alla manifestazione che si terrà il 5 ottobre promossa da Stefano Rodotà, Maurizio Landini e Gustavo Zagrebelsky.
“Al Pd, invece, stretto, come scrive Salvatore Cannavò, in uno scontro interno senza fine, chiede di fissare senza incertezza la data del congresso, di fare primarie aperte non escludendo un possibile sostegno a Matteo Renzi. Dice Sergio Cofferati:
“Penso che, nonostante ci sia bisogno di riforme istituzionali anche robuste, queste debbano essere fatte nel momento giusto e seguendo i percorsi di garanzia che la Costituzione aveva fissato. Quindi il rispetto pieno dell’articolo 138. Nella fase attuale abbiamo il limite oggettivo di un Parlamento, eletto secondo i crismi della democrazia, ma con uno strumento, il Porcellum, che contiene vistosi limiti costituzionali come ha fatto notare la Consulta. Questo pone un problema di opportunità politica. Riforme impegnative e molto consistenti non possono essere affidate a un Parlamento che ha queste storture.
Il Parlamento, secondo Cofferati,
“dovrebbe essere impegnato sull’unica riforma necessaria che è quella elettorale. In virtù di una nuova legge avremmo un nuovo Parlamento con una maggioranza e un’opposizione meglio definite e quindi anche la dialettica, indispensabile per riforme così importanti, non sarebbe più condizionata dall’anomalia attuale di un centrodestra e un centrosinistra che stanno assieme al governo non perché hanno un progetto comune ma in assenza di alternative”.
Sul Governo Letta, il giudizio di Sergio Cofferati non è esaltante:
“Il “fare” non ha prodotto azioni in grado di stimolare gli investimenti e dunque di rovesciare la tendenza negativa che la recessione ci ha scaricato sulle spalle. Per quanto riguarda l’occupazione, il limite vistoso è quello di un’azione rivolta soltanto a favorire l’offerta senza agire sulla domanda. Si possono anche dare vantaggi fiscali alle imprese perché assumano persone ma se quelle imprese non hanno lavoro da fare non succederà nulla”.