La maggioranza dei candidati concorda su una netta opposizione ad una politica di scambi tra i guerriglieri detenuti a Bogotà e i 22 ostaggi, tra militari e poliziotti, in mano alle Forze armate rivoluzionarie della Colombia. I più determinati contro la ‘politica degli scambi’ sono il conservatore Juan Manuel Santos e il ‘verde’ centrista Antanas Mockus – i grandi favoriti in vista del ballottaggio del 20 giugno – insieme a Noemi Sanin, conservatrice, e a German Vargas, destra: tutti condividono l’idea che trattare scambi con le Farc potrebbe in realtà spingere la guerriglia a sequestrare altri ostaggi per poi poter così utilizzarli ai propri fini politici proprio nei negoziati con le autorità.
Altri due candidati, l’ex guerrigliero Gustavo Petro (sinistra), e Rafel Pardo (centro-sinistra), sono invece favorevoli ad “accordi umanitari”, senza escludere però le operazioni militari per ottenere la liberazione degli ostaggi, così come avvenuto tre anni fa con l’ex candidata presidenziale Ingrid Betancourt. Sullo sfondo dei dibattiti pre-elettorali di questi giorni c’é stato tra l’altro anche il tema dei ‘falsos positivos’, di fatto esecuzioni extragiudiziali, e cioé i cadaveri presentati dall’esercito come corpi di “guerriglieri uccisi in combattimento”, ma che in realtà erano semplicemente poveri contadini o giovani emarginati. In altre parole, l’esercito ha fatto passare da guerriglieri persone che non avevano niente a che fare con le Farc, per poter così avere premi e prebende, oppure permessi di riposo o addirittura promozioni.