Dietro le voci di condono, i veri obiettivi di Berlusconi: telefono libero e deregulation delle imprese

Berlusconi: chi applaude? Forse se stesso

Dal cilindro del super prestigiatore Silvio Berlusconi è uscito un nuovo coniglio, quello del condono edilizio, che è destinato a spaccare l’Italia in due. Da una parte, come è già successo, la minoranza dei ben pensanti e dei politici della sinistra, appoggiati da quasi tutti i giornali; dall’altra i milioni di italiani che non hanno seguito, per volontà o per necessità, le procedure, chi per un pollaio, chi per una piscina, chi per una stanza in più, chi per una finestra nel tetto, chi per una finestrella nel bagno.

Questa maggioranza silenziosa e diffusa in tutta Italia comprende, è ovvio, anche un numero imprecisato di bempensanti, che si giustificano davanti alla loro coscienza con il fatto che una finestrella che dà aria al bagnetto non fa male a nessuno ma solo bene ai polmoni della famiglia e che se a presentare la domanda ti avrebbero subito arrestato.

Poi ci sono intere regioni, nel meridione d’Italia, che dell’abuso edilizio hanno fatto sistema e per le quali sono previste altre speciali forme di condono, per le case da demolire, le case fantasma (ma fantasma solo per gli enti preposti), ma quella è un’altra Italia e sbaglia chi la prende a paradigma dell’intero Paese.

Possiamo già immaginare la settimana che ha inizio lunedì 7, all’insegna dello scandalo del condono, scandalo per pochi, toccasana per molti. Immediato viene il riferimento a una astuta mossa elettorale, che fa il paio con i continui attacchi all’oppressione fiscale, indecente per un capo di governo, naturale per un demagogo che sistematicamente attrae nella sua trappola gli oppositori che a ogni strillo su quant’è bello pagare le tasse perdono qualche ulteriore migliaio di voti.

Guardando però alla mappa dei temi sul tavolo dei politici, viene un sospetto ancor più angosciante: oltre a tutte le ragioni esposte prima, rappresenta un geniale diversivo rispetto a due altri capitoli, quello delle intercettazioni e quello della rivoluzione imprenditoriale, che rappresentano uno chiaramente, uno in modo ancora oscuro, i veri obiettivi di Berlusconi.

Sulle intercettazioni si è detto e scritto di tutto ed è chiaro l’interesse di Berlusconi: poter dire quel che vuole con chi vuole al telefono senza dovere sottostare non solo ai vincoli imposti dal codice penale ma anche a quelli più vaghi e difficili da definire del decoro che ci si aspetta da un capo di governo; con il sottoprodotto di affrancare l’intera classe politica, destra & sinistra, dalla stessa angoscia e anche non pochi di quei bempensanti di cui sopra, che soffrono in silenzio perché temono, chiedendo all’amico “hai quella roba” per sapere se ha preso gli ingredienti di un piatto prelibato, se non proprio di vedersi piombare a casa Ros, Nocs o Navy Seals. Quanto meno di leggerselo su un giornale.

Quel che ancora non si capisce bene è il senso della rivoluzione annunciata dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti dalla lontana Corea, con tanto di modifica dell’art.41 della Costituzione, per garantire la libertà di impresa.

E quando non si capiscono bene le cose, si corrono due rischi: che la montagna partorisca il topolino e tutto finisca in un grande bluff, oppure sia una schifezza dai confini infiniti e dalla profondità inesplorabile.

Il sospetto che si possa trattare della seconda ipotesi è rafforzato dai precedenti. Sono quasi trent’anni che Berlusconi lotta contro i vincoli di legge e di giurisprudenza costituzionale che vorrebbero soffocare l’unica vera grande motivazione della sua vita, le sue tre reti tv: nate nell’illegalità, gigantesco incondonabile abuso, cui forse solo ora, con l’estensione a marce forzate del digitale terrestre, è riuscito a mettere rimedio.

Difficile immaginare cosa possa portare una legge che de-regola l’apertura, e si presume specularmente la chiusura, di imprese: in termini non solo di entrate per lo Stato di bolli e bollini, di operazioni fiscali discutibili (un’impresa che apre e chiude in meno di dodici mesi oggi viene subito presa di mira dal fisco), ma anche di tutte quelle scorrettezze verso i dipendenti e i creditori che costituiscono il lato oscuro degli imprenditori. Insomma si può prospettare un periodo di caccia libera, l’apertura di un clima da Far West per le aziende che non promette nulla di nuovo.

Certo non aiuterà i giovani trovare quel che sommamente cercano, un posto fisso, anche se Tremonti ha detto di volerli trasformare tutti in imprenditori.

Vedremo nei prossimi giorni. Intanto le voci sul condono si accavallano.

Si parla di uno, ed è politicamente il più insidioso, solo per i mini-abusi, quelli “commessi per necessità”, che stanno mettendo a punto alcuni senatori del Pdl in vista dell’avvio dell’esame della manovra in commissione Bilancio.

Il testo che arriverà in commissione – spiegano alcuni senatori del Pdl – è lo stesso già presentato assieme ad altri provvedimenti da Carlo Sarro, anche se va “un po’ aggiustato”.

Questo perché “bisogna trovare una soluzione agli abusi commessi per necessità. Tipo: allargo la casa di 50 metri per avere una stanza in più per i figli. Certo non per chi fa abusi speculativi e si costruisce un palazzo di 60 piani”. Secondo i senatori sarebbero anche esclusi gli abusi, sia pur piccoli, commessi in zone ‘protette’ da vincoli ambientali o paesaggistici. Il testo è comunque “già avviato e stiamo lavorando per metterlo a punto”.

All’interno del Pdl la proposta di varare con la manovra un condono sui mini-abusi edilizi incontra già alcuni dubbi. Il più autorevole è quello del snatore Luigi Grillo, presidente della Commissione Lavori Pubblici di Palazzo Madama: “Sì, se ne discute in Parlamento, ma non credo che al momento non ci siano le condizioni per questa modifica. E’ un tema molto delicato e se c’é consenso si può fare, oppure partono polemiche infinite”.

Vale ricordare che se questo condono andasse in porto, si tratterebbe della terza sanatoria varata da un governo Berlusconi in 16 anni.

Un condono, ma più allargato, sulle case abusive c’era stato del 1994, e una seconda sanatoria era stata poi messa in campo nel 2003.

La norma, che arriverà sotto forma di emendamento, si aggiungerebbe a una sanatoria dei cosiddetti immobili fantasma, quelli che non risultano al catasto ma che invece sono spuntati dalle fotografie fatte dagli aerei dagli ispettori dell’Agenzia del Territorio. Questo concordato riguarderebbe 2 milioni di immobili e darebbe un gettito di circa 1-1,5 miliardi di euro.

Riguardo invece al condono edilizio ‘mini’, va segnalare che la norma potrebbe trovare porte aperte dalla maggioranza in Parlamento.

Nel corso del 2010 sono stati infatti già due i tentativi di inserire un condono edilizio. Ad avanzare la proposta a fine gennaio 2010 erano stati i senatori del Pdl Carlo Sarro e Vincenzo Nespoli con un emendamento al decreto legge ‘milleproroghe’.

La sanatoria riguardava gli abusi edilizi commessi fino al 31 marzo 2003. Secondo l’emendamento, tutti gli interessati avrebbero potuto presentare domanda anche nel caso in cui avessero già ricevuto in passato uno stop alla loro richiesta di condono. Venivano poi bloccati tutti i procedimenti sanzionatori avviati. L’emendamento era però stato fermato dalla dichiarazione di inammissibilità da parte della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama.

Gli stessi senatori avevano poi presentato a metà febbraio un disegno di legge. La norma prevedeva la riapertura dei termini del condono scaduto a fine 2004 fino al 31 dicembre 2010, e dava la possibilità di estendere la sanatoria anche alle violazioni commesse nelle aree sottoposte a vincolo paesaggistico e ambientale. Il ddl non è andato avanti.

Infine è di aprile lo stop alle ruspe che stavano abbattendo le case abusive in Campania. Il decreto legge approvato ha deciso, “al fine di fronteggiare la grave situazione abitativa nella regione Campania”, di sospendere fino al 30 giugno 2011 le demolizioni di immobili destinati esclusivamente a prima abitazione purché riguardanti immobili occupati da soggetti sforniti di altra abitazione e concernenti abusi realizzati entro il 31 marzo 2003. Data dell’ultimo condono edilizio.

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