ROMA – Sabato Beppe Grillo aveva dato il la, bacchettando chi parlava di poltrone invece di manifestare “euforia” per l’occasione di cambiare il Paese e il mondo. Domenica il Pd accoglie l’appello. E lo fa per bocca di Dario Franceschini che su Twitter scrive: “Per una volta Beppe Grillo è stato convincente. Una sfida così importante per il futuro di tutti non si blocca per un problema di posti. Serve generosità”. Quindi la proposta per andare avanti: “Eliminiamo entrambi i posti da vicepremier”.
Una mossa che è stata meditata e concordata con il segretario Pd, Nicola Zingaretti: non prevedere alcun vicepremier da affiancare a Giuseppe Conte e rimettere la palla al centro con i temi del programma. Un “nuovo contributo del Partito Democratico” per superare lo stallo e far decollare il governo Conte-bis.
Alla base della scelta, dicono fonti parlamentari, c’è il ritorno di voci insistenti circa una soluzione con due vice, così come era stato con il governo a trazione Lega-M5s. Uno schema sgradito al Partito democratico che vuole varare un governo il più lontano possibile dalla precedente esperienza. Ecco quindi il sacrificio messo sul tavolo delle trattative a distanza – per ora – fra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle.
Un passo già anticipato tra l’altro dalle parole pronunciate da alcuni dirigenti Pd nelle ultime ore, specie da quelli che hanno partecipato ai tavoli con Conte. Prima Graziano Delrio e poi Andrea Marcucci, i due capigruppo del partito, hanno invitato a non fossilizzarsi sui posti a sedere nel nuovo esecutivo. Marcucci, poi, ha spiegato chiaramente che “non fallirà tutto per Luigi Di Maio. Se il problema è questo, la soluzione si trova”. Ora l’attenzione si sposta sull’altro interlocutore. La domanda che si fanno nel Pd è se Luigi Di Maio accoglierà la proposta o cercherà di rilanciare.
In mattinata, l’intervista di Andrea Marcucci aveva però provocato la reazione di Carlo Calenda che su Twitter lo accusava di voler spianare la strada al sì a Di Maio dopo averlo già fatto con il sì a Conte. “Andrea Marcucci è quello che ha smentito Zingaretti facendo saltare la linea del no a Conte. Oggi demolisce la linea del no a Di Maio a trattativa aperta. Marcucci era uno dei Senza di me. Lo stato delle cose nel Pd”.
Ma che la mossa di Franceschini fosse concordata sembra dimostrato anche dal post con cui Paolo Gentiloni, presidente Pd e dirigente tra i più vicini a Zingaretti in questa fase, condivide la riflessione di Franceschini. Benedetto poi da quello del segretario: “Un altro contributo del Pd per sbloccare la situazione e aiutare il Governo a decollare”, scrive Zingaretti.
Calenda però non sembra convinto e dopo la mossa di Franceschini, prima si mostra ironico: “Dario, ti prego: dimmi che il video a cui fai riferimento era quello della pubblicità dello yogurt dell’89”, scrive facendo riferimento a una vecchia pubblicità con Beppe Grillo protagonista.
Poi torna ai toni più duri: se il Pd deve fare “questo obbrobrio per paura delle elezioni o altro” lo facesse pure ma “almeno senza queste umilianti genuflessioni a Grillo. Perché chi rappresenta una comunità ne deve preservare prima di tutto la dignità”.
Fonti: Ansa, Agi