La Corte Costituzionale sta “cucinando” un sì a Berlusconi. Sdoganato il legittimo impedimento?

Legittimo impedimento, quella legge che consente al premier di non presentarsi e quindi rinviare i suoi processi: la Corte Costituzionale sta per giudicarla “legittima”. Il relatore, Sabino Cassese, ha preparato una bozza di discussione per i giudici della Consulta in cui non si riscontra una violazione della Costituzione nella norma. Norma che sarebbe stata incostituzionale se vi si riscontra un “automatismo”, cioè la circostanza per cui un membro del governo in quanto tale può sempre non presentarsi alle udienze. La bozza non rileva questo automatismo e quindi “rigetta” le richieste dei magistrati che sono ricorsi alla Corte. Se andrà così, se la notizia pubblicata da La Stampa, corrisponderà alla decisione finale, allora la conseguenza politica sarà quella di facilitare la permanenza di Berlusconi alla guida del governo e la prosecuzione della legislatura. Ma i giudici della Consulta assicurano di non deliberare su base “politica”. Il loro probabile sì al legittimo impedimento sarà, se sarà, di natura giuridica: insomma il legittimo impedimento è una facoltà che la legge dà al premier e non una licenza a prescindere di non presentarsi. In caso di comprovata e documentata impossibilità di presentarsi a causa di attività di governo, il legittimo impedimento sta dentro i confini della Costituzione.

Se a gennaio e nelle sedute successive la Corte “sdoganerà” il legittimo impedimento, sarà una festa politica per Berlusconi. Berlusconi che aveva pochi giorni fa minacciato di mobilitare il governo, il Pdl, la tv e l’opinione pubblica contro una sentenza eventualmente avversa. Dal punto di vista processuale, insomma i processi di Berlusconi, invece cambierà relativamente poco. Il legittimo impedimento vale fino all’ottobre del 2011 e i tre processi in corso possono superare quella data. Quindi gli avvocati di Berlusconi nel processo Mills, in quello Mediatrade e quello per i diritti tv dovranno comunque tirarla in lungo. Resta comunque il fatto che, nel caso del sì della Consulta, la “salute politica” del governo ne verrebbe fortemente rafforzata.

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Mino Fuccillo