
ROMA – “Non mi presto a certe manovre”. Così il candidato forzista, Ignazio Francesco Scaramazza, ha annunciato il proprio passo indietro dopo l’ennesima fumata nera, la diciassettesima, per l’elezione dei due giudici costituzionali da parte del Parlamento in seduta comune.
Caramazza si dice “grato a tutti quelli che mi hanno dato fiducia”, ma aggiunge di aver deciso di ritirare la sua candidatura alla Consulta per non essere coinvolto in manovre di partito e di Parlamento. Manovre “non in linea – ribadisce – con il corretto funzionamento delle Istituzioni, quale lo concepisco ed al quale ho sempre ispirato il mio impegno di servitore dello Stato”.
Ancora una volta nessun candidato ha raggiunto il quorum richiesto dei tre quinti dei componenti dell’Assemblea, pari a 570 voti. Luciano Violante (Pd) ha incassato 506 voti, mentre l’altra metà del ticket in quota Forza Italia, Caramazza, ne ha ricevuti 422. Settantanove i consensi arrivati a Donato Bruno; altri 18 voti sono andati a Lorenza Carlassare.
Nel partito di Berlusconi, il nome di Caramazza non convincerebbe tutti i parlamentari. Secondo le ultime indiscrezioni, infatti, sarebbero risalite le quotazioni, come candidato forzista, del deputato Francesco Sisto, attuale presidente della commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Di qui la scelta di ritirarsi dalla corsa al posto in Consulta.
A complicare ulteriormente la partita è arrivata poi la richiesta da parte del capogruppo di Fi alla Camera, Renato Brunetta, di verificare l’esistenza dei requisiti di legge per la candidatura del democratico Violante. Richiesta alla quale ha replicato Roberto Speranza, presidente dei deputati del Pd:
“Luciano Violante ha tutti i requisiti per ricoprire il ruolo di giudice della Corte costituzionale”.
Dal canto suo Brunetta si è poi giustificato:
“Io non è che ce l’avessi proprio in particolare con Violante. Volevo dire che c’è un problema di carattere generale sul fatto che non esiste un momento di verifica preventiva delle candidature prima del voto. I padri costituenti non so perché ma non lo avevano previsto”.
La nuova votazione è fissata per martedì prossimo. Nello stesso giorno si terrà anche la votazione per il nuovo componente laico, cioè di nomina parlamentare, del Consiglio superiore della magistratura. A nulla è valso il tentativo della candidata eletta nell’ultima seduta comune del Parlamento, Teresa Bene, e poi dichiarata ineleggibile in quanto non in possesso dei requisiti. Bene aveva presentato un’istanza insieme ai propri avvocati in cui chiedeva che le Camere, prima di procedere alla nuova votazione, di fornire un “documentato parere” sulla sua esclusione.