ROMA – Alla fumata nera numero 17 per l’elezione di due giudici della Corte Costituzionale, Giorgio Napolitano perde la pazienza. Prima si dice rattristato, poi punta il dito (e non è la prima volta contro la conflittualità) e quindi attacca per i suoi appelli in materia caduti nel vuoto.
Succede tutto nel pomeriggio di lunedì 7 ottobre. Poco dopo le 16 arriva l’ennesima fumata nera sui giudici. 506 voti per Luciano Violante, qualcuno in meno per Ignazio Caramazza. Come prevedibile non bastano.
Napolitano lascia passare un’ora e poi attacca:
“Rattrista e preoccupa che il Parlamento si autoprivi di una facoltà attribuitagli dalla Costituzione”.
In quell’ora, quella tra la fumata nera e le parole di Napolitano, succede un po’ di tutto. C’è Renato Brunetta, per esempio, che chiede di verificare se Violante abbia o meno i titoli per fare il giudice costituzionale. Evoca il caso di Teresa Bene, nominata al Csm, e poi cancellata proprio per assenza di titoli.
E anche la Bene, sempre in quell’ora si fa sentire. Parlano i suoi legali e chiedono al Parlamento di fermarsi, ovvero di non nominare altri al posto suo in attesa di verificare meglio la sua posizione. Pretesa non irrilevante. Grasso e Boldrini rispondono picche: il Parlamento non si ferma.
Quindi il presidente ricorda di aver già chiesto al Parlamento di trovare una soluzione. Appello caduto nel vuoto:
“E’ per me motivo di amara riflessione il fatto che a poco sono valse le mie ripetute, obbiettive e disinteressate sollecitazioni perché da nessuna parte si venisse meno a questa prova essenziale di senso delle istituzioni”.
Infine il presidente ricorda che presto sarà tempo di nominare altri due giudici. Per fortuna non di nomina parlamentare ma di quelli che spettano al presidente della Repubblica. E Napolitano attacca:
“Altri due membri della Corte, di nomina presidenziale, stanno per concludere il mandato, ma i loro successori saranno con la massima tempestività nominati”.