
Il gip Raffaele Piccirillo spiega in 29 pagine perché ha respinto la richiesta dei difensori dell’indagato di revocare la richiesta di arresto. Sono tre i collaboratori che hanno reso dichiarazioni ulteriori rispetto a quelle già contenute nell’ordinanza: Luigi Guida il boss della Sanità che è diventato poi reggente del gruppo che fa capo a Francesco Bidognetti, Michele Froncillo e Raffaele Piccolo.
Quest’ultimo muove una nuova accusa al sottosegretario: cambiava assegni per conto del clan e parla di due assegni, uno da 2.500, l’altro da 7.500 euro chiarendo tuttavia di non averli dati lui direttamente a Cosentino ma di aver utilizzato altre persone. Una nuova tegola, dunque, cade sul capo del politico del Pdl, già accusato di aver sostenuto e agevolato in varie occasioni le attività dei casalesi.
La difesa, però, non ci sta: «Luigi Guida, che è definito reggente per conto di Bidognetti, non ha incontrato una volta sola in molti anni Nicola Cosentino. È credibile questo? La verità – prosegue il legale – è che, come negli anni Ottanta per Tortora, i pentiti fanno a gara per parlare di Cosentino. Accusarlo è diventato trendy».