”Non ho nulla da temere, le ipotesi di accusa sono abbastanza facili da chiarire”. Lo sostiene l’ex sottosegretario Nicola Cosentino, in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale aggiunge che intorno alla sua vicenda ”c’è stata tanta esagerazione”.
Sulle intercettazioni rese note, Cosentino si difende affermando che, da coordinatore regionale, ”avevo interesse a sapere cosa ci fosse di vero in quelle storie” – riferendosi alle illazioni sulla vita privata del governatore della Campania, Caldoro – e poi ”una cosa è quello che uno dice al telefono, un’altra è la realta”’. All’ex sottosegretario pare inverosimile di dover ”pagare per qualche espressione colorita che aveva un unico obiettivo, quello di capire se ci fossero delle cose vere in quelle chiacchiere su Caldoro”.
Tra i due, non ci sono state ancora delle scuse ma ”con Caldoro ci siamo spiegati”, aggiunge. Quanto alle dimissioni, ciò che lo ha spinto è stata la persecuzione ”non da parte della magistratura ma del generale Fini. – dice – Ha calendarizzato tre volte una mozione di sfiducia contro di me”.
Infine, Cosentino trae delle conclusioni dall’intera vicenda: ”Evidentemente si vuole che nella mia Regione il centrodestra non possa fare politica perché quando Bassolino e la Jervolino hanno vinto anche in quartieri malfamati nessuno si è sognato di dire niente”.