In un’intervista al Giornale, il presidente emerito della Repubblica invita il premier al contrattacco, “a spezzare l’assedio”, ma osserva scettico: “Non mi sembra che a tutt’oggi, nonostante tutto quello che gli accade, il mio caro amico Silvio abbia trovato ancora l’animo di fare la guerra. Che sarebbe invece l’unica soluzione proficua, invece di temporeggiare attorniato dalla corte paciosa e pacifista dei suoi Letta, Bondi, Verdini, Bonaiuti…”.
Infine, Cossiga mette in guardia Berlusconi: mai fidarsi completamente degli alleati, a cominciare da Gianfranco Fini. Sul Pdl, avverte l’ex capo dello Stato, “incombe la ferma e decisa volontà del co-fondatore di operare per abolire questo brutto nome composto, per diventare ‘fondatore massimo e unico’. Un uomo – dice ancora del presidente della Camera – dotato di una facoltà negata persino al Dio onnipotente, far sì che ciò che è stato non sia. Uno che se avesse avuto l’età, si sarebbe arruolato con i torturatori della Rsi. E invece, a leggere il suo libro, neppure è mai stato fascista”.