ROMA, 25 GEN – Basta con le auto blu di proprieta' delle amministrazioni: prenderle in affitto costa meno. In questa direzione si muove il governo per tagliare le spese per le macchine di dirigenti e politici. Ed e' solo uno dei tanti capitoli della lotta ai costi della politica, che include anche un'assoluta trasparenza sui redditi dei ministri.
Intanto, il Parlamento fa la sua parte. E si prepara lunedi' ad annunciare nuovi tagli. Che colpiranno anche gli stipendi dei 'vertici' della Camera, a partire da Gianfranco Fini. Ma una questione resta da risolvere: l'abolizione dei vitalizi con il passaggio al contributivo per la pensione, ha l'effetto di aumentare il netto in busta paga dei parlamentari. Si sta correndo ai ripari.
Per il governo parla il ministro per la Funzione pubblica Filippo Patroni Griffi e in un'audizione al Senato riferisce le prime osservazioni derivanti dal 'censimento' in corso sulle auto blu: ''troppe amministrazioni hanno macchine di proprieta' con costi molto piu' elevati rispetto alle auto a noleggio''. In questa direzione si e' quindi intenzionati a muoversi.
Quanto ai redditi dei ministri, la 'trasparenza' sara' massima, spiega Patroni Griffi. Si forniranno piu' informazioni rispetto a quelle previste dalla legge. Anche se l'operazione non e' ''semplicissima'' e di conseguenza i tempi si allungano.
Intanto, occhi puntati sul Parlamento: lunedi' due uffici di presidenza di Camera e Senato in contemporanea adotteranno i nuovi tagli ai costi. Domani mattina una nuova riunione dei questori delle due Camere limera' le misure da adottare. Nel tentativo, non scontato, di procedere in maniera coordinata. Anche perchè si moltiplicano le proposte dei singoli parlamentari, che oggi registra quella avanzata da Rutelli a Schifani: stretta agli stipendi netti dei parlamentari; tetto ai costi complessivi delle loro retribuzioni; messa in regola di tutti i collaboratori parlamentari.
A Montecitorio, anche su spinta di Fini, i questori stanno studiando un taglio alle indennita' di carica dei 'vertici', ovvero quella somma in piu' che alcuni deputati ricevono in virtu' del particolare incarico svolto. Sarebbero 'colpiti' lo stesso Fini e i questori, ma anche gli altri componenti dell'ufficio di presidenza e i presidenti delle commissioni parlamentari. La misura e' ancora allo studio e potrebbe non essere varata lunedi', ma slittare: l'intenzione e' pero' quella di un taglio del 10-15% dell'indennita' (qualcuno parla di una cifra 'tonda' da sottrarre a tutti di mille euro).
Ma c'e' un grattacapo da risolvere. L'abbandono dei vitalizi con il passaggio al contributivo per le pensioni dei parlamentari, ha infatti l'effetto di aumentare il netto in busta paga, dal momento che i vitalizi entravano nell'imponibile, mentre i contributi previdenziali no (saranno equiparati a quelli di dipendenti pubblici con qualifica di magistrati o prefetti). Il risultato sarebbero circa 600 euro netti in piu' per ciascun onorevole. Ma la cosa rischia di sollevare un nuovo polverone e la rabbia della gente. Percio' a Montecitorio si sta correndo ai ripari: e' allo studio un meccanismo per mantenere il netto invariato a 5 mila euro, com'e' fermo proposito di Presidente e Questori.
Quanto al rimborso per i collaboratori e per il rapporto con l'elettore, da marzo deputati e senatori dovranno giustificare le loro spese. Un 50% (circa 1.800 euro) restera' pero' a forfait. Una percentuale che, raccontano, i questori senatori sarebbero disponibili anche a portare al 75%, ma sul punto incontrerebbero la contrarieta' dei colleghi deputati.
I viaggi, infine. La Camera si impegna a risparmiare un milione di euro, il Senato 500mila, invitando gli onorevoli a razionalizzare le spese. Quanto ai dipendenti delle Camere, con l'introduzione del contributivo anche per le loro pensioni, dovrebbe essere formalizzato lunedi'. Oggi i questori lo hanno ribadito in un incontro con i sindacati, facendo capire che non si torna indietro.