Martedì 19 gennaio il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi aveva scritto a Giorgio Napolitano una lettera per criticare l’intervento del Presidente della Repubblica su Bettino Craxi. La risposta del Capo dello Stato, però, non si è fatta attendere e Napolitano, sempre per lettera, 24 ore dopo, ribatte agli appunti di Donadi.
«Ho letto la sua lettera – scrive Napolitano – e prendo atto del ‘totale dissenso’ da lei liberamente espresso. Desidero solo farle presente – avendo lei voluto contestare anche il mio riferimento a una sentenza della Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (che lei confonde con la Corte di Giustizia europea, che è cosa diversa) – che ho l’abitudine di documentarmi e di fare affermazioni precise».
«Lei – scrive ancora il presidente della Repubblica – non ha evidentemente letto la sentenza a cui mi riferisco, che sul punto da me indicato così recita: ‘Non e’ possibile ritenere che il ricorrente abbia beneficiato di un’occasione adeguata e sufficiente per contestare le dichiarazioni che hanno costituito la base legale della sua condannà».
Donadi,il giorno prima aveva inviato al presidente della Repubblica una lettera aperta per manifestare il suo “totale dissenso” rispetto ai contenuti della missiva di Giorgio Napolitano alla signora Anna Craxi, in occasione del decennale della morte del leader socialista.
Tra l’altro Donadi ha scritto al presidente della Repubblica: «Non ho condiviso, signor presidente, nemmeno la parte nella quale Lei, oggettivamente, ribadisce il fatto che non si possono cancellare le responsabilità penali ma, ciò nondimeno lascia intendere, con le Sue parole, che anche quelle furono frutto di un clima che portò a far pagare a Craxi un prezzo più alto che a chiunque altro e La spinge ad evocare possibili ingiustizie, nei limiti in cui gli fu negato ‘un processo equo’, come stabilirebbe una sentenza della Corte di Giustizia europea».
«No, signor presidente – ha scritto ancora il capogruppo Idv – la mia memoria dei fatti, e quella di milioni di italiani che ieri non si sono ritrovati nelle sue parole, è diversa. Craxi pagò oggettivamente più degli altri grandi leader di partito, ma solo perché soltanto Craxi risultò inequivocabilmente aver fatto ampio uso personale dei proventi di reati, compiendo quindi atti di corruzione e non semplice finanziamento illecito».
Quindi Donadi ha concluso: «Quanto all’allora sentenza della Corte di Giustizia europea questa si limitò a giudicare negativamente non il processo a Craxi ma una norma del diritto italiano. Norma che si applicò a tutti gli italiani imputati in processi penali, fino alla sua riforma. Conclusivamente, signor presidente, Le voglio dire che da Lei mi sarebbe piaciuto sentire un discorso diverso, che potesse contribuire a riedificare moralmente questa martoriata Repubblica».
Il capogruppo Idv, dopo la lettera di risposta ha ringraziato Napolitano per «l’attenzione e la sensibilità dimostrate» prendendo atto delle precisazioni in materia di diritto del Capo dello Stato che, ha concluso l’esponente dell’Italia dei Valori, «lasciano immutato il significato politico del mio dissenso».