Su questa linea è anche Francesco Merlo su Repubblica che critica duramente l’iniziativa del quotidiano Libero di pubblicare le foto segnaletiche e gli indirizzi mail dei parlamentari di centrodestra che hanno deciso di non votare la fiducia a Berlusconi, col titolo: «Scrivete ai traditori».
Si tratta, sostiene Merlo di “un naufragio professionale confessato e certificato dallo stesso direttore Maurizio Belpietro che mette le mani avanti perché sa bene che sta usando, come scrive nelle prime righe, «la carta stampata come un manganello». E infatti arriva al “chi se ne frega” che del manganello è appunto lo storico, sodale camerata: «Dite quel che vi pare: a noi importa un fico secco». Ecco: chi se ne frega. Ieri lo ha detto anche Denis Verdini a proposito – nientemeno – del capo dello Stato. Evidentemente c´è un confine che è stato definitivamente superato, una soglia di non ritorno: il chi se ne frega è diventato una linea politica e una trincea. E non è inutile ricordare che “me ne frego” è stata la parola del violento. Seguirono i fatti”.
A Libero fa eco l’edizione domenicale del Giornale dei Berlusconi, che se la prende con Fini e Casini, definendoli, con tanto di mega foto in prima pagina, “basisti della sinistra” e “utili idioti”, espressione degli anni ’50, coniata da Giovanni Guareschi per definire gli incauti fiancheggiatori dei comunisti in quei tempi di guerra fredda.