Croce Rossa Italiana, al via privatizzazione comitati locali

I comitati locali della Croce Rossa Italiana saranno privatizzati: sono in 450  e perdono così forma giuridica di ente pubblico, diversamente dalla struttura nazionale, regionale e provinciale che avranno le prerogative di sempre. La novità – che di fatto, in attesa di un provvedimento ad hoc, dà il via alla riforma della più grande organizzazione di volontariato italiana (150 mila volontari) – è contenuta in un Dpr (il cosiddetto ‘salva enti’) approvato lo scorso 28 ottobre dal Consiglio dei ministri, ed ora all’esame del Consiglio di Stato, che riordina alcuni enti con l’obiettivo di ridurre le spese.

La trasformazione dei comitati locali in associazioni e strutture autonome sia sul piano organizzativo sia giuridico-amministrativo comporterà un risparmio significativo per le casse della Cri (fino a milioni di euro l’ anno)  e una maggiore maggiore flessibilità sul piano operativo.

I nuovi comitati locali, che restano soci della Cri, sono riconosciuti e controllati dalla stessa Cri a livello centrale. Ad essi sono riconosciuti gli stessi vantaggi fiscali previsti per le onlus (organizzazioni non lucrative di utilità sociale). E sono disciplinati da un apposito regolamento-quadro che entro dieci mesi dovrà essere approvato a Roma.

Sempre entro questo termine, il commissario straordinario della Cri dovrà ridurre, da 13 a 7, la composizione dei consigli direttivi dei comitati, ad ogni livello territoriale; fra i criteri individuati per la scelta dei componenti la garanzia di un’adeguata partecipazione femminile e giovanile. Sempre entro dieci mesi dall’entrata in vigore del provvedimento, il Commissario straordinario della Cri dovrà anche diminuire il numero delle attuali componenti dell’ organizzazione (ora sono sei) ispirandosi – si legge nel Dpr – «a criteri di efficacia, di efficienza ed economicità dell’ azione dell’Ente ed in accordo con il ministero della difesa per quanto riguarda i corpi ausiliari delle Forze armate».

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