ROMA – Ok del Senato quasi all’unanimità al disegno di legge contro il cyberbullismo. Con 224 sì, un solo no e 6 astenuti, il testo, riscritto rispetto alla versione licenziata dalla Camera, dovrà tornare a Montecitorio in quarta lettura.
“Abbiamo riproposto sostanzialmente il testo originario, quello che venne approvato qui a Palazzo Madama” il 20 maggio del 2015, spiega la prima firmataria e relatrice Elena Ferrara (Pd), “perché abbiamo preferito scollegare la tutela dei minori da quella degli adulti” senza rimettere mano al codice penale.
“Il fenomeno del cyberbullismo è talmente grave – sottolinea – che abbiamo scelto di concentrarci sui minorenni che sono i più deboli”. Per gli adulti, strumenti di difesa già ci sono, insiste la senatrice Ferrara, mentre la tutela dei più giovani “va rafforzata”. Così il ddl che dovrà tornare all’esame della Camera “con la speranza che lo si approvi al più presto”, prevede sostanzialmente misure di prevenzione e di educazione nelle scuole sia per le vittime, sia per i “bulli”.
Tra le novità: la definizione del fenomeno e la possibilità, per il minore (anche senza che il genitore lo sappia) di chiedere direttamente al gestore del sito l’oscuramento o la rimozione della “cyber aggressione”. Nel caso in cui il gestore ignori l’allarme, la vittima, stavolta con il genitore informato, potrà rivolgersi al Garante per la Privacy che entro 48 ore dovrà intervenire.
Il disegno di legge istituisce, tra l’altro, un Tavolo tecnico interministeriale presso la Presidenza del Consiglio con il compito di coordinare i vari interventi e di mettere a punto un Piano integrato contro il bullismo online. E stabilisce la “procedura di ammonimento” come nella legge anti-stalking: il “bullo” over 14 sarà convocato dal Questore insieme a mamma o papà e gli affetti dell’ammonimento”cesseranno solo una volta maggiorenne.
Ogni scuola dovrà individuare tra i prof un addetto al contrasto e alla prevenzione del “cyberbullismo” che potrà avvalersi della collaborazione delle Forze di polizia. “Finalmente si affronta in modo deciso un fenomeno spesso sottostimato”, commenta il ministro della Scuola Valeria Fedeli. Il ddl è “una risposta concreta”, osserva Save the Children. Soddisfatta il ministro Anna Finocchiaro che parla di “passo importante” visto che “un uso distorto della rete da parte di un singolo o di un gruppo di persone può portare, se indirizzato verso un minore, a conseguenze tragiche”.
Nonostante l’apprezzamento “bipartisan” (hanno votato sì anche i senatori del M5s), non votano il ddl i senatori di “Idea” Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello. Per loro, con il ddl “si vuole imporre la teoria gender nelle scuole”.