ROMA – Massimo D’Alema: “Proposi Rodotà premier a Bersani”. Dopo la rievocazione della telefonata con Prodi, per dirgli in sostanza che il Pd non l’avrebbe appogiato in pieno nella corsa a presidente della Repubblica, Massimo D’Alema rievoca un altro colloquio diciamo così, sistematorio, stavolta con Bersani a proposito di Stefano Rodotà potenziale premier Pd. Partecipando stasera ad una iniziativa insieme al deputato Pd Fausto Raciti per la presentazione dell’ultimo numero di Italianieuropei, conferma il colloquio con Pier Luigi Bersani per proporgli di avanzare al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il nome di Stefano Rodotà come premier dopo le elezioni. “Bersani (che oggi ha smentito il colloquio, ndr) – racconta D’Alema – rispose che avrebbe riflettuto dopo la valutazione che facemmo. Ma evidentemente la proposta a Napolitano non fu fatta”. A proposito di smentite delle smentite, sul contenuto del colloquio Il Fatto Quotidiano riferì ilo 16 maggio ma nessuno dei protagonisti allora confermò.
Rodotà premier in ogni caso è il passato: un nome che invece, a detta di tutti, ma proprio tutti, sarà il futuro candidato premier del centrosinistra, è Matteo Renzi. La corsa del sindaco per la leadership del partito per D’Alema è un segno dei tempi, butti tempi. “Io parlo da militante e più che altro da osservatore visto che sono un dirigente del Pse ma non del Pd e penso che le primarie per il segretario hanno innescato un elemento plebiscitario che è stato foriero di una serie di guasti e infatti non ha funzionato perché la nostra cultura politica è refrattaria a una cultura plebiscitaria”. Massimo D’Alema, partecipando ad un’iniziativa a Roma, critica così la scelta delle primarie per il segretario mentre la ritiene utile per le cariche istituzionali. “Penso che sia una scelta illogica – sostiene – e che un dirigente di partito dovrebbe essere eletto dagli iscritti perché la forza della leadership va bilanciata da un elemento collettivo”. Invece l’invenzione delle primarie “ha innestato un corpo estraneo e vorrei che al congresso si discutesse con un certo impegno culturale di queste cose altrimenti che congresso è?”.