Davide Boni indagato per tangenti. Su Facebook due passioni: Lega e Milan

MILANO – C’e’ anche una foto con Pato fra le immagini che Davide Boni ha inserito nella homepage del suo sito, proprio sotto il simbolo leghista del Sole delle alpi. Il presidente del Consiglio regionale della Lombardia indagato per corruzione, infatti, e’ un milanista appassionato e un forte utilizzatore di internet e dei social network.

Su Facebook, dove e’ seguito da oltre 6.000 persone, gli sono arrivati centinaia di messaggi di solidarieta’, molti con scritto ‘mai mula’ tegn dur’.

Lui era stato piu’ duro nei confronti di due assessori bresciani arrestati per corruzione lo scorso aprile. ”Nella Lega – aveva detto – reati di questo genere non sono ipotizzabili. E’ automatico che chi viene accusato di corruzione deve prima di tutto togliere dall’imbarazzo il Movimento e poi, se ha sbagliato, deve pagare”.

Nato a Milano nel settembre del 1962, sposato con due figli, Boni e’ un leghista di vecchia data. Perito industriale, nel 1993 e’ stato eletto presidente della Provincia di Mantova, ruolo che ha ricoperto fino al 1997. E’ stato segretario provinciale del Carroccio di Mantova dal 1992 al 1993, responsabile nazionale Enti Locali Padani dal 1997 al 2000, coordinatore Enti Locali Padani Federali dal 1998 al 2000 e Coordinatore della Segreteria politica Federale dal 1999 al 2000. In quell’anno e’ stato eletto al Pirellone ed e’ diventato capogruppo del partito di Bossi in Consiglio regionale.

Cinque anni dopo e’ stato rieletto e nominato assessore al Territorio e Urbanistica e ha portato avanti la riforma urbanistica, non senza polemiche ad esempio per un emendamento ”antimoschee” (cosi’ lo aveva definito l’opposizione) che imponeva le autorizzazioni comunali per le nuove aperture.

Negli anni, poi, e’ continuata la sua querelle per far chiudere il centro islamico di viale Jenner a Milano. Boni e’ stato nell’occhio del ciclone anche per una legge sui phone center (poi bocciata dalla Corte Costituzionale) contro cui alcuni gestori avevano anche organizzato uno sciopero della fame perche’ richiedeva, a loro dire, requisiti troppo rigidi.

Nel 2010 e’ stato nuovamente rieletto con oltre 13 mila. Ma non e’ stato riconfermato in giunta. E’ invece diventato presidente del Consiglio. E ha fatto parlare di se’ fra l’altro per non essere stato in aula (cosi’ come molti esponenti di Pdl e Lega) alla commemorazione in aula per la morte di Oscar Luigi Scalfaro e per aver imposto la giacca ai consiglieri regionali.

Questa legislatura sara’, comunque, ricordata soprattutto per le vicende giudiziarie. Dei cinque membri originari dell’ufficio di presidenza del Consiglio, quattro sono stati indagati. Boni e’ solo l’ultimo in ordine di tempo.

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Daniela Lauria