Ddl corruzione: da Berlusconi a Penati passando per Fiorito. Si salvi chi può

Ddl Corruzione: luci e ombre, dalla mancata reintroduzione del falso in bilancio alle norme salva politici

ROMA – Il ddl Corruzione approvato in Senato (c’è voluta l’ennesima fiducia) inorgoglisce Monti e Severino che possono vantare il merito di essere i primi a varare una legge dopo Tangentopoli. Non sono stati aiutati dai partiti, in special modo del centrodestra, paradossalmente la spinta più forte è stata data dai protagonisti degli scandali più recenti, da Fiorito a Zambetti. Ma i primi giudizi sul provvedimento, che può ancora cambiare alla Camera ma solo in linea di principio, non sono esaltanti: “L’occasione mancata” lo liquida La Repubblica, “Piccolo passo, tentativo serio” concede il Corriere della Sera.

Il fatto è che le misure introdotte e quelle accantonate rischiano di minare alla radice il progetto del recupero di etica e contestualmente di competitività, quel soprassalto di dignità politica per evitare in futuro che a un presidente del Consiglio italiano un emiro del Qatar (“non il re della Norvegia”) possa tranquillamente dire che in Italia non investe per un solo motivo, “corruption”. E’ lo stesso Monti che ha raccontato più volte il mortificante aneddoto. Ma alla luce del nuovo ddl, perché l’emiro dovrebbe cambiare idea. Ogni misura ha la sua pena, ogni modifica del codice il suo Penati che si sospetta possa favorire, il suo Berlusconi che potrebbe approfittarne. Vediamo di ricomporre lo scarabeo del ddl associandolo alle resistenze di partito e alle figurine dei presunti innocenti e presunti beneficiari del Palazzo.

Concussione. Il reato, che finora era punito con un a pena da 4 a 12 anni, è stato diviso in due. Concussione per costrizione nei confronti del privato da parte di pubblico ufficiale che fa “proposte indecenti” in virtù della sua autorità: pene aumentate, da 6 a 12 anni. Concussione per induzione con pene ridotte, da 3 a 8 anni. E’ quest’ultimo il caso che riguarda direttamente Berlusconi nel processo Ruby (telefonò in Questura per ottenere il rilascio di Ruby perché nipote di Mubarak) e per Filippo Penati, l’ex braccio destro di Bersani. La riduzione della pena comporta tempi più brevi per la prescrizione. Attualmente i processi per questo reato pendenti in Cassazione sono 36,  di questi 17 rischiano di estinguersi entro aprile 2013. Altri potenziali beneficiari potrebbero essere Ottaviano Del Turco, Clemente Mastella, Alfonso Papa, Alberto Tedesco.

Voto di scambio.  Tornato prepotentemente alla ribalta con le inchieste in Lombardia e in Calabria, sembra un’occasione persa anche la mancata modifica del reato di voto di scambio. Il 416 ter viene ampiamente contestato perché punisce soltanto il politico che compra voti con i soldi e non con le promesse di appalti o altro genere di favori. Va detto che Zambetti, l’assessore alla giunta lombarda, è accusato di aver pagato in solido i voti. Ma le elezioni di nuovo imminenti, dalle politiche alle regionali nel Lazio e in Lombardia, fa salire il timore che una legge più stringente finisca per mettere in serio pericolo molti candidati, non solo al Sud.

Corruzione, peculato, traffico di influenze. La riforma introduce il reato di traffico di influenze illecite che riguarda i mediatori opachi, i lobbisti fuori dalle regole, i vari intermediari delle varie cricche a Palazzo. Il nuovo delitto fa parte del 346 bis del Codice penale ed è punito da unno a tre anni. La ratio, travasata dagli orientamenti degli organismi internazionali, è di punire tanto chi si fa dare o promettere denaro o alrre utilità, quanto chi versa o promette con riguardo ad atti contrari ai suoi doveri d’ufficio, all’omissione o al ritardo di atti d’ufficio. Per il peculato, il reato contestato a Batman Fiorito, non cambia nulla a parte un piccolo aumento delle pene minime.

Incandidabilità. Non è prevista nessuna norma specifica che assicuri l’esclusione dalle liste dei condannati in via definitiva a pene superiori ai due anni. Esiste invece una contestata delega al Governo esercitabile entro un anno. La richiesta che viene da più parti è di ridurre i tempi, non più di due mesi, per esercitare la delega. Il rischio concreto è che tra iter parlamentare della legge ed esercizio della delega non cambierà nulla per le prossime elezioni alle porte.

Falso in bilancio e autoriciclaggio. Non regge, secondo molti critici, la linea del ministro Severino che rimanda l’introduzione o la reintroduzione di queste fattispecie di reato ad altra data e altre modalità d’intervento, per non “andare fuori tema”. Perché in materia di corruzione, importante è la riserva di soldi utile al compimento del reato. Come costituire, ad esempio, fondi neri, provviste all’estero che alimentano la corruzione senza che il falso in bilancio venga punito. O l’autoriciclaggio che sottrae risorse al fisco? Lo spiega bene Giulia Bongiorno, che sinceramente ammette la necessità di votare intanto una nuova legge ma che non può non parlare di “occasione persa”. “In Commissione – osserva Bongiorno – il Pdl è sempre stato molto contrario a introdurre figure di reato come il nuovo falso in bilancio. In tutti questi episodi di corruzione che vediamo, più spesso per quelli più grandi, vediamo che si trova il denaro per le tangenti nelle pieghe dei bilanci delle società. Se uno Stato non ha una buona legge che tuteli questi bilanci è come se si lasciasse una enorme cassaforte aperta dove tutti possono prendere denaro”.

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Warsamé Dini Casali