Nota ufficiale di Palazzo Chigi al termine del Consiglio dei ministri del 18 giugno 2010: “Il Consiglio dei ministri, su proposta del premier Berlusconi, ha approvato la nomina del dottor Pasquale De Lise a presidente del Consiglio di Stato…”. De Lise, De Lise…questo nome non è nuovo, dove lo abbiamo già sentito, dove l’abbiamo già letto? Certo, il dottor Pasquale De Lise era già “presidente aggiunto” del suddetto Consiglio di Stato. Ma non per questo l’abbiamo già sentito nominare, non a questo deve la sua notorietà , non al suo ruolo di alto funzionario di Stato cui oggi il premier e il governo fanno fare un regolare salto di carriera.
No, a meno di una improbabile ma sempre possibile omonimia, Pasquale De Lise è lo stesso Pasquale De Lise che insieme con Balducci gestiva l’assegnazione delle case di Propaganda Fide, le case del Vaticano amministrate dal Cardinal Sepe appena convocato dai magistrati di Perugia per spiegare come e perchè finissero spesso a gratuitamente nella disponibilità di Bertolaso e Lunardi e altri amici. E’ lo stesso De Lise che Lunardi racconta di aver incontrato quando gli serviva una casa, lo stesso De Lise che mostrava insieme con Balducci a Lunardi il catalogo delle case disponibili.
Duemila appartamenti che andavano messi a frutto per finanziare le missioni cattoliche, gestiti da Francesco Silvano, braccio destro del Cardinale, quel Silvano che Bertolaso dichiara ai giudicio essere l’amico che gli ha trovato l’appartamento in via Giulia a Roma, quello di cui Bertolaso, parole sue, pagava solo le bollette. Silvano-Bertolaso e Balducci-Lunardi: storie di case, via Giulia e via dei Prefetti. E di quella che è stata definita la “task-force” delle assegnazioni immobiliari sempre faceva parte Pasquale De Lise. Insomma alti funzionari pubblici dello Stato italiano che governavano e indirizzavano le case del Vaticano.
Negando gli arresti domiciliari, motivando il perchè Balducci e De Santis devono restare in carcere, i giudici di Firenze che indagano sulla cosiddetta “Cricca” hanno scritto: “Totale chiusura nei confronti delle ipotesi accusatorie…evidente carenza di percezione di antigiuridicità del proprio comportamento…”. Insomma gli indagati non parlano perchè pensano che tutto il giro di appalti, favori, case regalate e comprate, ristrutturazioni con sconto siano l’assoluta normalità . Se quel De Lise è lo stesso De Lise e non ce ne sono due l’idea che sia assolutamente normale scambiarsi case e favori deve essere condivisa anche dal governo. Altrimenti avrebbero rimandato una nomina certo legittima e legale, forse meritata ma un filo inopportuna. Ma deve essere di sicuro un altro De Lise…