De Luca assolto, può governare: fine ‘incubo’ Severino

Vincenzo De Luca

SALERNO – Vincenzo De Luca, governatore della Campania del Pd, è stato assolto “perché il fatto non sussiste” nel processo d’Appello per la nomina di un project manager nell’ambito di un progetto per la costruzione di un termovalorizzatore a Salerno. De Luca era accusato di abuso in atti di ufficio e peculato. 

In primo grado De Luca era stato condannato a un anno, pena sospesa, condanna che aveva determinato nei confronti del governatore la sospensione dall’incarico di presidente della Giunta regionale per effetto della Legge Severino, provvedimento poi sospeso dal tribunale.

La procura generale aveva chiesto per De Luca in Appello una condanna a 11 mesi per il solo reato di abuso in atti di ufficio. La sentenza del tribunale è arrivata dopo due ore di Camera di Consiglio e riforma quella emessa dal tribunale di Salerno il 21 gennaio del 2015.

Con Vincenzo De Luca sono stati assolti anche gli altri due imputati del processo: il dirigente del settore lavori pubblici del Comune di Salerno, Domenico Barletta, e il capo staff di De Luca all’epoca dei fatti quando era sindaco di Salerno, Alberto Di Lorenzo. Per tutti gli imputati la Corte d’Appello ha stabilito anche la revoca delle pene accessorie.

IL COMMENTO DI DE LUCA – “Anni di pesante aggressione politica e mediatica, per nulla. Anni di un calvario che avrebbe fatto scoppiare il cuore a chiunque. Abbiamo retto per le profonde motivazioni ideali e morali, e per l’assoluta serenità di coscienza”: con queste parole De Luca ha commentato la sentenza di assoluzione nei suoi confronti emessa dalla Corte di Appello di Salerno nel processo sul termovalorizzatore di Salerno in cui era accusato di abuso in atti di ufficio e peculato. 

“Esprimo il mio rispetto per la magistratura, la cui autonomia è un bene per i cittadini onesti e non un privilegio di alcuni. Il controllo di legalità nei confronti di chiunque è doveroso in democrazia. Mi auguro che si esaurisca, nel dibattito pubblico, la tendenza dilagante a calpestare con disinvoltura la dignità di persone e famiglie oltre le regole di uno Stato di diritto. Mi auguro che si affermi l’abitudine a confrontarsi civilmente, in un clima di rispetto reciproco. L’essere uomini è più importante delle bandiere di partito”.

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Maria Elena Perrero