Un decreto pieno pieno di tasse. Bossi lo impone, è impazzito?

ROMA-Hanno convocato un Consiglio dei ministri straordinario e d’urgenza, hanno approvato un decreto di corsa e di forza: dentro ci sono nuove e più tasse. E’ impazzito Bossi, è impazzita la Lega che questo ha voluto e imposto?

Dentro il decreto del Federalismo per i Comuni c’è lo sblocco delle addizionali Irpef, cioè tra due mesi la metà dei Comuni italiani che non applica l’addizionale potrà farlo. Nei Comuni che lo faranno si passerà da zero a 0,2 per cento di tassa sul reddito. In quelli che hanno l’addizionale allo 0,2 per cento si potrà passare allo 0,4 per cento. E poi via libera a possibili aumenti di un altro 0,2 per cento ogni anno fino al limite dello 0,8 per cento. Sono soldi e non pochi, tasse e pure nuove. Dentro il decreto c’è la tassa di soggiorno e quella “di scopo”. Cioè i Comuni che vorranno potranno introdurre una tassa sul turismo da 50 centesimi a cinque euro per notte in albergo. E i Comuni che vorranno potranno chiedere tasse specifiche per una scuola, un teatro, una palestra…

Dentro il decreto c’è l’Imu, la nuova tassa comunale che dal 2014 sostituisce l’Ici sulla seconda casa, ma dentro l’Imu c’è anche un’aliquota del 7,6 per mille che potrà essere aumentata di un altro 3 per mille. Dentro il decreto ci sono le tasse e per avere questo decreto Bossi ha spinto Berlusconi ad uno scontro frontale con il capo dello Stato che neanche 24 ore dopo l’approvazione del decreto da parte del governo ha giudicato quel testo “irricevibile” perchè scritto, voluto e approvato in contraddizione con quanto aveva deciso il Parlamento nella Commissione Bicamerale. E’ impazzito Bossi nel volere e imporre più tasse perfino al costo di farsi respingere il decreto dal Quirinale?

No, non è impazzito e nemmeno, come sbrigativamente raccontano le cronache, ha fatto tutto questo per piantare ad ogni costo la bandiera del federalismo. Un federalismo così, approvato da mezzo Parlamento, votato una notte dal solo governo, smentito il mattino dopo dal capo dello Stato, è un federalismo messo sul piano inclinato che porta al referendum abrogativo. Ed è un federalismo che svela all’elettorato la sua necessaria “tassa” di ingresso, il biglietto che si paga per averlo. Tassa, biglietto e prezzo che non si può non pagare. Serve tempo e servono soldi perché tutti i pezzi d’Italia si adeguino al federalismo fiscale. Se se il federalismo fiscale si fa tutto e subito in “invarianza fiscale”, cioè senza chiedere altre tasse locali, allora mezza e più Italia dovrà abbassare e cancellare i servizi sociali pagati dai governi locali. La “tassa” è quindi obbligatoria e nelle cose, almeno per un triennio. Ma votandoselo da solo il centro destra, l’alleanza Bossi-Berlusconi si intesta in esclusiva la paternità dell’aumento delle tasse. Tremonti dice che “a regime” il federalismo porterà meno tasse e più servizi. A regime appunto, tra qualche anno ma non oggi. E allora perchè Bossi decide, sceglie, di fatto pretende di intestare proprio alla Lega l’iniziale aumento della pressione fiscale?

Non è pazzo e non è impazzito Umberto Bossi: se lo ha fatto è perché ha deciso di legare le sorti della Lega a quelle di Berlusconi scommettendo sulla sua capacità di andare avanti e pensando quindi di riassorbire l’effetto negativo delle nuove tasse da qui al 2013. Due anni per diluire il contraccolpo negativo, due anni per spiegare al Nord che, pagato il biglietto d’ingresso al federalismo, poi il Nord farà sostanzialmente da sé e per sé. E se invece si va ad elezioni, Bossi ci andrà sulla piattaforma del federalismo negato dai nemici del Nord. Bossi ha scelto, si è infilato in un sommergibile con Berlusconi capitano e ha chiuso portelli e paratie stagne. Al primo miglio marino il sommergibile ha imbarcato acqua, il no di Napolitano. E’ probabile dunque che Berlusconi capitano e Bossi ufficiale di rotta adesso piloteranno il sommergibile prima verso lo sfondamento della barriera e poi, se non passassero in fretta, verso il mare un po’ incognito delle elezioni anticipate.

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Mino Fuccillo