MILANO, 17 FEB – 'La politica deve essere fatta con le mani pulite' diceva Sandro Pertini. E proprio la sua frase campeggiava su un maxischermo alla manifestazione organizzata dall'Italia dei Valori per il ventennale di Tangentopoli: '20 anni da Mani pulite…(e rubano ancora)'.
Per Antonio Di Pietro e' stata l'occasione di fare un bilancio dell'inchiesta che lo ha reso famoso, ma anche di proporre norme contro la corruzione dopo l'allarme lanciato ieri dalla Corte dei Conti, con un costo stimato di 60 miliardi l'anno.
''Dopo vent' anni – ha detto l'ex pm ora leader dell'Idv – la situazione peggiora. Venti anni fa avevamo un Paese malato grave di un tumore grave, la corruzione. Oggi siamo alla metastasi'', con reati piu' difficili da perseguire a causa delle norme che sono state introdotte e difficolta' anche a diagnosticare tanto che ''si dice che il tumore e' un foruncolone''. Ma il tumore c'e'.
''La corruzione sta dilagando'' ha confermato il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha vissuto gli anni di mani pulite come avvocato. E allora al ministro della Giustizia Paola Severino, che ha chiesto tempo per studiare la materia, Di Pietro propone una serie di provvedimenti da attuare subito, a partire dal divieto di candidare persone condannate perche' ''a fare dal consigliere comunale fino al ministro e' meglio che vada chi non ha rubato, non chi e' pure recidivo''.
E poi c'e' il finanziamento pubblico ai partiti, che dovrebbe essere dato sulla base di spese certificate e controllato dalla Corte dei Conti. Certo approvare queste norme, ha ammesso, e' difficile in un Parlamento in conflitto di interessi dove degli eletti ''la meta' sono imputati e l'altra meta' avvocati degli imputati''. L'assessore al Bilancio del Comune Bruno Tabacci (processato e assolto negli anni di Mani Pulite) durante il dibattito moderato da Gianni Barbacetto ha parlato, fra gli applausi, di una ''classe dirigente inguardabile'' e di una ''questione morale che si sta aggravando''.
Leoluca Orlando, l'ex sindaco di Palermo ora parlamentare Idv, ha proposto un patto etico della politica, facendo un paragone fra l'Italia e la Germania, dove oggi il presidente della Repubblica si e' subito dimesso alla notizia che era sotto inchiesta. Forse resta tanto da fare dal punto di vista dello ''spread morale'', come l'ha chiamato Tabacci, ma per Di Pietro mani pulite e' stato un momento importante, una inchiesta giudiziaria e non politica che lui continua a difendere. Commuovendosi ha confessato di ''soffrire ancora'' per quella inchiesta e di passare buona parte del suo tempo a difenderla. ''Ho circa 320 cause di diffamazione in corso – ha detto – per coloro che offendono la causa". E sempre per Mani pulite e' stato messo ''sotto inchiesta 20 volte senza mai ribellarsi''.
Un difetto lo ha trovato Pisapia, cioe' il fatto che a volte ''sia mancata la terzieta' dei giudici, soprattutto dei gip rispetto ai pubblici ministeri''. Ma il vicedirettore del Fatto quotidiano Marco Travaglio ha ricordato che solo il 5% dei processati e' risultato estraneo ai fatti. E questo, per Di Pietro, va ricordato perche' ''e' l'oblio dei misfatti – ha concluso citando Piercamillo Davigo – che lentamente consuma la liberta' delle istituzioni''.
