MILANO – “Pagò le cosche della ‘ndrangheta per avere 4mila voti”, voti poi risultati decisivi. Con questa accusa è stato arrestato Domenico Zambetti, assessore regionale della giunta lombarda di Roberto Formigoni. Continua quindi “l’agonia lombarda” dopo la vicenda dello stesso Formigoni e dopo soprattutto essere diventata la Regione col più alto numero di esponenti politici indagati, ben 13.
I carabinieri parlano di operazione “senza precedenti” in quanto secondo le forze dell’ordine Zambetti “avrebbe pagato i gangster della ‘ndrangheta per avere un pacchetto di voti sicuri, voti pagati 50 euro circa l’uno”. Per Zambetti ipotizzato anche il reato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Zambetti, 60 anni, del Pdl, era stato eletto alle ultime competizioni con 11.217 voti di preferenza, quindi nominato assessore alla Casa al Pirellone. Secondo l’inchiesta “ha dovuto pagare al portavoce dei clan calabresi, in varie rate, 200mila euro. Una è di 80 mila, una versata il 31 gennaio 2011 e l’ultima rata, 30 mila euro, è stata pagata nell’associazione culturale Centro e libertà con sede in via Mora 22 il 15 marzo 2011”.
Nell’ordinanza firmata dal gip Alessandro Santangelo tra gli arrestati, figura anche Ambrogio Crespi: è il fratello minore del più celebre Luigi, ex sondaggista preferito di Silvio Berlusconi. Era proprio Crespi, secondo l’accusa, “a rastrellare i voti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi numerosi contatti con la malavita organizzata”.
Con l’arresto di Domenico Zambetti sale così a 13 il numero di esponenti politici – fra Giunta e Consiglio – indagati dal 2010, inizio della legislatura al Pirellone. Proprio lunedì scorso, è stato condannato in primo grado a due anni e mezzo per falso e truffa il consigliere del Pdl Gianluca Rinaldin mentre la scorsa settimana è stato chiesto il rinvio a giudizio per varie ipotesi di reato, fra cui corruzione, per l’ex vice presidente dell’Aula, Filippo Penati, ex Pd.