Dialogo, dialogo invece che armi. Dialogo invece che sanzioni, dialogo invece che guerra…Chi è per il dialogo? Tutti! E chi non è per il dialogo è solo perché è un livido bellicista. Ed eccolo quindi il dialogo, almeno un po’, un pizzico di dialogo: Draghi che parla al telefono con Putin. Finalmente, quel che chiedevano, esigevano da Draghi i peroratori di pace nostrani, i Conte, i Salvini, i Landini (Berlusconi è una tipologia a parte nella quale più che pacifismo poté la nostalgia). Draghi ci parla con Putin. Poi riferisce. Letteralmente: “Spiragli di pace parlando con Putin? Nessuno”.
Pace? Bussate al portone russo e non vi sarà aperto.
Cos’ stanno le cose e non altrimenti. In un combinato di speranza e ottimismo si può aggiungere un qui e ora. Così, qui e ora, stanno le cose: la Russia sta facendo la guerra e non ha interesse e voglia di pace. Pace per Putin significa oggi fermare l’Armata prima che abbia preso almeno tutto il Donbass e con un bel po’ del Sud d’Ucraina fino a che non sia diventata Russia un terzo circa di quello che era Ucraina. Pace significa oggi per Putin cedere, perdere. Pace per Capo Guerra Putin significa, qui e oggi, aver fallito.
Non è Putin che non dice, è chi non vuol sentire.
Fin dal primo giorno, fin della stessa scelta di guerra, Putin e ogni voce dalla Russia hanno parlato più che chiaro: smetteranno di sparare se e quando l’Ucraina, la Ue, gli Usa, la Gb, l’Occidente tutto accetteranno e subiranno e ratificheranno quel che l’Armata russa ha fatto e creato sul campo della guerra. La pace che Putin prenderà i considerazione sarà la pace che prevede annessione alla Russia di una parte dell’Ucraina: la parte presa con la guerra. Quindi non parlate a Putin di pace fino a che la guerra non avrà dato a Putin quel che vuole. Semplice, chiaro, netto: è chi da Occidente parla qui e oggi di pace a non voler sentire Putin.
Un’altra pace è possibile?
Dipende dalla guerra, dipende dalle armi. Una pace diversa dalla ratifica dell’annessione a mano armata di territorio di un altro Stato è possibile solo se l’annessione a mano armata fallisce o almeno si ferma. Dialogo, diplomazia, trattative. Tutto possibile e doveroso ma al tavolo della pace ci si siede con in mano le ragioni e le carte che ti ha dato o negato la guerra.