Draghi e i guai di Palazzo Chigi: 3 scogli da superare: ripresa economica, caro bollette, malumori dei partiti
Draghi ha una serie di scogli davanti a sé. È l’eredità di un 2021 tumultuoso, pandemico, sussultorio. Il premier è in carica dal 13 febbraio e ha dovuto risolvere molti problemi.
Ma inevitabilmente, fisiologicamente, qualche guaio serio è rimasto. Non che lo turbi più di tanto essendo collaudato nelle tempeste. Ad esempio, quando era presidente della Banca centrale europea, attraversò la crisi del debito sovrano europeo- la crisi della zona euro. Lasciando molti sorpresi dalle sue decisioni per preservare la moneta europea.
E così è stato. Ora, un decennio dopo quella burrasca, sono di turno le rogne tricolori. Non poche, non semplici. Tutt’altro. Vediamole.
1) La ripresa è a rischio. Per queste ultime feste ci sono stati segnali inquietanti: calo dei consumi stimati da Conferesercenti in due miliardi. Di cui 1,2 miliardi attribuibili a turisti stranieri. E poi aree di maggiore sofferenza che reclamano aiuti di Stato.
In testa agenzie di viaggio, discoteche, ristoranti, alberghi, abbigliamento. Tutti chiedono di tarare meglio i provvedimenti restrittivi. Affinché siano comunque compatibili con il regolare svolgimento delle attività economiche. Dopo la Befana, Draghi avrà cortei di questuanti alle calcagna. E non è un bel vivere.,
2) Il nodo energia.
I dieci miliardi già utilizzati per ammorbidire le bollette delle famiglie non bastano più. Purtroppo. E allora che fare? Draghi sta valutando (dice il suo entourage) una doppia soluzione: incrementare la produzione nazionale di gas naturale e ridurre la tassazione ingiustificata, eccessiva.
Ma si potrebbe anche fare altro. Ad esempio, utilizzare le scorte , stoccate a livello europeo, per calmierare i prezzi; oppure cominciare a comprare l’energia non più a spot ma con contratti a lungo termine. Supermario starebbe anche valutando nuovi “corridoi “ di approvvigionamento, implementare con più coraggio le rinnovabili. Magari, perché no, favorire la ricerca sul nucleare sicuro.
3) I malumori dei partiti. Draghi ha battuto il record di Monti sul voto di fiducia. E i partiti si sono irritati (eufemismo). Vanno recuperati al più presto. L’ok lampo sulla Legge di bilancio approvata il 30 dicembre con 355 favorevoli e 45 contrari , non è piaciuta in particolare a molti dem (vedi Madia) che hanno parlato di “torsione della democrazia “.
E poi quei quattro decreti Covid addirittura in 40 giorni – e uno non è nemmeno finito in Gazzetta Ufficiale, assorbito dal precedente del giorno prima – hanno allarmato non soltanto i peones. La compressione del dibattito parlamentare ,in particolare, ha a tutt’oggi una coda velenosa. Le istituzioni reclamano dignità. Accontentarle non sarà facile. E questo per Supermario più che uno scoglio è un Everest.