Prescrizione, cioè dopo un bel po’ che lo Stato non ti processa ed eventualmente condanna o assolve, non ti processa più perché è passato troppo tempo. Quanto tempo è troppo? Per M5S quando era al governo il tempo per processare l’imputato non è mai troppo e infatti la legge voluta da Bonafede ministro cancellò in Italia la prescrizione.
Posizione coerente con la cultura M5S e con l’umore del suo elettorato che contemplano e omaggiano la presunzione di colpevolezza. Se ti hanno denunciato o sei sotto inchiesta sei colpevole fino a prova contraria. Ci sono giornali, carriere politiche, maggioranze in Parlamento edificate su questo pilastro e fedeli a questa fede.
Presunzione di innocenza? Roba sospetta
Per stampa, opinione pubblica ed elettorato la presunzione di innocenza è da tempo roba sospetta. Infatti…Poiché per avere una sentenza di Appello in Italia in media ci vogliono tre anni (a Napoli anche il triplo) e poiché la sentenza di Appello arriva dopo il primo grado di giudizio e poi c’è il terzo della Cassazione e poiché tra un gradino e l’altro un rinviato a giudizio puo restate a giudizio anche un decennio o poco meno, il governo Draghi ha pensato, sta tentando di limare quel decennio.
Sì, l’ha chiesto anche la Ue di farlo e farlo fa parte del contratto fatto con la Ue: riforme in cambio di miliardi. Si possono investire miliardi in un paese dove un’imputazione può bloccare impresa o manager o fallimento o cantiere o pagamento per sette, otto, dieci anni? Ma, a parte la Ue, si può imporre la giusta, giustissima causa di un processo che abbia una durata ragionevole e prevedibile? Pare di no, pare che in questa comunità intossicata e corporativizzata non si possa se non a forza.
Solo sei anni di processo un “colpo di spugna”
La comunità, le varie corporazioni di comunità trovano agevole, automatico e condiviso l’usare l’espressione “colpo di spugna”. Dunque ciò che c’è nel testo della legge Cartabia, sostanzialmente sei anni di tempo per arrivare a sentenza, viene definito “colpo di spugna“. Sei anni per un processo “colpo di spugna” e quale mai sarebbe allora una durata severa, giustamente severa del processo: un quindicennio? Però, se tutti d’accordo o quasi sul “colpo di spugna”, ogni corporazione di interessi o di intenti ha la sua geografia del “colpo di spugna”. Colòpo di spugna cui si risponde con l’esenzione e l’eccezione.
Carciofo la legge, ognuno scarciofa la foglia del suo reato: droga, stupro…
Sei anni, meglio sette e mezzo di processo e a partire da tra qualche anno è la mediazione del Pd con se stesso. M5S invece sventola l’ovvio e già acquisito: limiti temporali estesi e diversi ai processi per mafia e terrorismo e in più agita la bandiera dell’eccezione alla regola dei sei anni forse sette anche dei reati di corruzioni. Risponde la destra politica: si faccia eccezione ai sei anni forse sette anche per i reati di droga e stupro.
Legambiente e Wwf e Green peace reclamano: si faccia eccezione alla regola dei sei anni, forse sette anche per i reati ambientali. Dunque funzionerebbe così: limite ragionevole a giusto di sei/sette anni per un processo, tranne quelli di mafia, terrorismo, corruzione, droga, stupro, ambiente…
In attesa che qualche altra rappresentanza di interessi aggiunga il suo reato di pertinenza alla lista delle eccezioni. Un po’ come la legislazione sulle pensioni: legge generale che fossa l’età pensionale a 67 anni, lista delle eccezioni che porta gli italiani ad andare in pensione di fatto a 62 anni.
Al cittadino indignato non far sapere
Sei, magari sette anni e poi basta processo appare a molti cittadini “colpo di spugna”. Per molti prescrizione è difficile cattiva parola, accrocco di sillaba per nascondere appunto il “colpo di spugna”. Magari far sapere al cittadino che il più grosso “colpo di spugna” avviene prima ancora che parta il processo? Magari far sapere che il 75 per cento delle indagini e inchieste non arriva a processo?
Magari far sapere che questo e anche la infinita durata dei processi in Italia avvengono perché amministrazione delle Giustizia tarata sulla disponibilità della Magistratura, giustizia tarata a misura di chi la amministra e non di chi ne dovrebbe usufruire, proprio come la scuola pubblica gestita a immagine, misura e comodo dei docenti e impiegati e non degli studenti? Su questo acqua in bocca e colpo di spugna permanente o quasi: già farlo sapere sarebbe complicità con le riforme.