In giorni di febbrile lavoro negli schieramenti per prepararsi a elezioni ravvicinatissime, nel centrosinistra si prepara uno strano tandem. Strano perchè inedito: Nichi Vendola e Sergio Chiamparino. Di tradizione comunista e uomo del sud il primo, di provenienza moderato-riformista e uomo del nord il secondo.
Ma entrambi si presentano in maniera sempre più prepotente (oltre che appoggiati da buona parte del Pd) come alternativa al centro destra e a Berlusconi in caso di voto. L’alternativa che piace alla parte più a sinistra del partito, perchè ufficialmente l’ala dalemiana propone il segretario Bersani. Pensando semmai a Enrico Letta come alternativa. Mentre l’ala cattolica (Rosi Bindi, Beppe Fioroni) propendono per Nicola Zingaretti, presidente della provincia di Roma.
Il duo Chiamparino-Vendola intanto scalda i motori in vista di eventuali primarie: se il voto anticipato è più vicino che mai allora le elezioni interne del Pd sarebbero davvero dietro l’angolo.
Il “movimento” interno al Pd dimostra che l’ipotesi di governi tecnici, di alleanze anti-Berlusconi è definitivamente tramontata e così l’idea di una mega-alleanza con Casini, teoria sempre sposata dall’ala cattolica del partito.
E Veltroni? Da due anni rompe il suo silenzio solo di rado e per buone ragioni. Non a caso oggi il Corriere della Sera pubblica una lettera dell’ex sindaco di Roma. Una lettera generica, piena di buoni propositi e sentimenti, e indirizzata agli italiani: “Dunque l’unica strada che i veri democratici devono percorrere è quella di una repubblica forte e decidente. Ma questa comporta profonde e coraggiose innovazioni, nei regolamenti delle Camere, nell’equilibrio dei poteri tra governo e Parlamento, nelle leggi elettorali, nella riduzione dell’abnorme peso della politica, nella soppressione di istituzioni non essenziali. Bisogna semplificare e alleggerire, bisogna considerare il tempo delle decisioni come una variante non più secondaria. E, soprattutto, l’Italia, tutta, deve ingaggiare una lotta senza quartiere alla criminalità che succhia ogni anno 130 miliardi di euro alle risorse del Paese. Non basta che si arrestino i latitanti”. Un programma politica per la sinistra, Veltroni sembra voler ripresentare la sua ricetta pensata solo tre anni fa alla nascita del progetto Pd.
Non un indirizzo preciso, tantomeno un nome da schierare contro l’inossidabile avversario di sempre, Berlusconi. Ma tra le righe qualcosa si legge: “Se saremo invece tanto cinici da pensare che il declino di Berlusconi possa aprire la strada a un nuovo partitismo senza partiti e alla sottrazione ai cittadini del potere di decidere il governo, finiremo con l’allungare l’agonia del berlusconismo e l’autunno italiano”.
E ancora: “Io rimango dell’idea che invece le uniche alleanze credibili, prima e dopo le elezioni, siano quelle fondate su una reale convergenza programmatica e politica. In fondo il repentino declino del centrodestra conferma proprio questo. […] Perché poi, alle elezioni prodotte dal dissolvimento della destra, si presenti uno schieramento alternativo capace di assicurare all’Italia quella stagione di vera innovazione riformista che questo nostro Paese non ha mai conosciuto”.
Veltroni sembra rimanere dell’idea del partito forte, quell’idea con la quale ha dato vita al Pd e con la quale sperava di sconfiggere Berlusconi. Ora c’è da chiedersi se in questo partito l’outsider Vendola o “l’uomo nuovo” Chiamparino, siano in grado o meno di “ricompattare i cocci” di un Pd che, invece, non è mai stato così frammentato.
