Le elezioni regionali fanno emergere un nuovo fenomeno che ha un nome e un cognome: Beppe Grillo. Il «Movimento a cinque stelle» di Grillo, qualora fossero confermate le prime proiezioni, supera in molte regioni il 3%: tutti voti “rosicchiati” alla sinistra.
In Piemonte, ad esempio, Grillo impedirebbe la vittoria di Mercedes Bresso: la candidata del centrosinistra è, secondo le proiezioni, sotto di due punti rispetto a Roberto Cota e i dati del ministero dell’Interno, aggiornati alle 17 e 47, assegnano a Davide Bono, candidato del movimento fondato dal comico genovese, il 3,54 per cento dei voti.
In Lombardia il candidato grillino Vito Crimi raccoglie il 2,94% mentre al Movimento 5 Stelle va il 2,08%. In Veneto David Borrelli raccoglie il 3,10% dei consensi e il movimento 5 Stelle il 2,60%. In Campania, il candidato 5 Stelle prende il 2,03% e addirittura in Emilia Romagna il candidato presidente di Grillo Giovanni Favia prende il 7%, con la lista del Movimento 5 stelle al 5,70%. In alcuni casi, si tratta di percentuali che superano quelle raggiunte nelle stesse regioni dall’Italia dei Valori.
Beppe Grillo dunque, che lo voglia o no, ha avuto un affetto per cui può essere malignamente definito il “Ralph Nader de’ noantri”. Raccoglie consensi, è vero, ma li sottrae proprio al centrosinistra. E quando lo si fa notare al diretto interessato, Grullo risponde: «Così non mi piace, non mi piace».
