Elezioni regionali, “pioggia” di ricorsi: da Cota in Piemonte a Siclari in Calabria

La campagna elettorale per le regionali di fine marzo è stata finora combattuta a “botte di ricorsi”. Il più “celebre” è quello del Pdl nel Lazio, dopo l’esclusione della lista del partito a Roma e provincia. Ma ci sono stati tanti altri ricorsi in tutta Italia.

In Piemonte il candidato presidente del centrodestra, Roberto Cota, ha presentato ricorso contro una “lista Cota”, sostenuta dal Pdl, che appoggia il candidato Renzo Rabellino. Ma Cota è Nadia Cota e il Pdl è il Patto dei liberali. La Corte d’appello ha comunque già bocciato la sigla. Il ricorso della Lega contro Rabellino riguarda anche la validità delle firme a suo sostegno: infatti tra i firmatari c’è anche Luciana Littizzetto che ha però smentito di aver sottoscritto la lista.

In Lombardia il Tar ha riammesso il listino di Roberto Formigoni, candidato del centrodestra. Ma Vittorio Agnoletto, candidato presidente della Federazione della Sinistra, ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato: «Chiediamo al Consiglio di Stato di verificare effettivamente il numero e la regolarità delle firme presentate».

In Toscana i radicali non sono riusciti a raccogliere firme sufficienti nelle province di Grosseto, Livorno, Pisa e Prato. Il candidato radicale Alfonso De Virgiliis si è rivolto al Tar, chiedendo di poter mettere il suo nome sui manifesti anche in queste province. Il Tar ha respinto la richiesta, ma De Virgiliis ricorrerà al Consiglio di Stato.

In Calabria c’è un “doppio caso”. Il Tar della Calabria ha respinto il ricorso presentato da Pino Siclari, contro la sua esclusione dalla candidatura a presidente della Regione per il Partito comunista dei lavoratori. La motivazione è la mancanza delle firme necessarie. Siclari ha annunciato ricorso al Consiglio di Stato e ha spiegato che «il Tar si è inventato il fatto che la nuova legge elettorale regionale introduce una distinzione tra i partiti che hanno una rappresentanza parlamentare e gli altri. Cosa che non esiste. La stessa legge, entrata in vigore il 12 febbraio, stabiliva che non erano più necessarie le firme per la candidatura del presidente, cosa che invece ci è stata contestata»

La seconda questione riguarda invece due formazioni politiche che portano entrambe il nome di “Noi Sud”. La più nota è quella cui hanno dato vita a gennaio un gruppo di fuoriusciti dal Mpa, tra i quali il sottosegretario Scotti. Ma nel luglio del 2009 era stato fondato un movimento omonimo, con tanto di atto notarile e registrazione. Secondo Enzo Maiorana, segretario di questo movimento, il “Noi Sud” degli ex Mpa si è presentato alle Regionali, creando «grande confusione e danno al progetto originario». Maiorana ha presentato un ricorso al Tribunale di Roma con la richiesta di inibire il simbolo.

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Alberto Francavilla