Enrico Letta e Laura Boldrini a Beppe Grillo: se tocchi Sofri è barbarie

Laura Boldrini (Foto Lapresse)

ROMA – Non si placa lo scontro tra la presidente della Camera e i deputati grillini. “E’ in corso un pestaggio mediatico“, è l’allarme di Boldrini, che manifesta la sua solidarietà a Daria Bignardi, Corrado Augias e Fabio Fazio, finti sotto attacco dei ‘grillini’.

Il suo è anche un invito a non usare la rete “in modo violento”: lei stessa, d’altra parte, è stata oggetto di attacchi sul web che anche Enrico Letta, deplora:

“La corsa verso la barbarie intrapresa da Grillo, pare senza fine, non ci può essere tolleranza verso questo modo di fare politica”, tira dritto il premier.

Un altolà, al dire il vero, sottoscritto anche dal leader del Movimento che solo pochi giorni fa aveva richiamato all’ordine deputati e senatori. Peccato che proprio dal blog di Grillo arrivano oggi i pesanti attacchi a Daria Bignardi “rea” di aver fatto domande ad Alessandro Di Battista sul trascorso fascista di suo padre.

“Come sarebbe per te se ti invitassi a una trasmissione tv e le domande fossero: come si sente tuo figlio a scuola ad avere il nonno mandante di un assassino? Come è l’aver sposato il figlio di un assassino?”

le chiede, alludendo ad Adriano Sofri, uno dei responsabili comunicazione del Movimento, Rocco Casalino, sul blog di Beppe Grillo.

Ma è un altro dei ‘comunicatori’ del M5s a fare oggi i conti con lo stop impresso dal leader del Movimento alle dichiarazioni estreme, agli insulti. Si tratta del responsabile dell’ufficio comunicazione del Senato, Claudio Messora, che twitta in rete un pesante insulto alla Presidente della Camera. E’ la coda di una polemica che vede la terza carica dello stato al centro degli attacchi del Movimento.

Domenica 2 febbraio la presidente di Montecitorio aveva commentato il famoso video postato sul blog di Grillo definendolo una “istigazione alla violenza” a “sfondo sessista”. E aveva aggiunto: “Chi partecipa a quel blog non vuole il confronto ma offendere e umiliare. Sono potenziali stupratori”.

Messora commenta, via Twitter:

“Cara Laura, volevo tranquillizzarti. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori, tu non corri nessun rischio!”.

Altro che sessista, il commento scatena una nuova ondata di indignazione. E il “comunicatore”, resosi conto di aver sbagliato, di non “essere stato di classe” chiede scusa.

“Non era mia intenzione offendere Laura Boldrini. Se a causa di una mia battuta è accaduto, me ne scuso. Ora torniamo a parlare di contenuti”.

Scuse che non bastano, però, a placare le polemiche anche dentro il Movimento anche se il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, respinge al mittente l’accusa. Quattro senatori, da tempo irritati per il modo di ‘comunicare’ del loro addetto stampa, prendono le distanze. “Stigmatizziamo con fermezza ogni forma di violenza e di aggressione sia verbale che fisica” dicono Lorenzo Battista, Laura Bignami, Monica Casaletto e Luis Alberto Orellana che rimarcano gli attacchi alla persona e si dissociano.

Il caso Messora finisce anche al centro di una riunione del gruppo del Senato: e il responsabile comunicazione rischia ora il benservito. Durante la riunione c’è infatti chi parla apertamente di “passo indietro” e chi di “diffida”. Di certo, si dice in riunione non dovranno verificarsi “mai più episodi di questo genere”.

Messora finisce peraltro al centro di un’altra questione che turba i già difficilissimi rapporti con la presidente della Camera. E’ caso di un presunto tweet della Boldrini, riportato dal blog e sulla pagina Facebook di Grillo che in realtà la Presidente non ha mai scritto. Un vero e proprio giallo che tuttavia riporta Messora al centro della contesa visto che il fake rilancia proprio la frase della Presidente sui potenziali stupratori” che lui ritweetta e commenta. “E’ assurdo, noi non abbiamo taroccato nulla” si difende Messora.

Ma in serata lo staff della presidente Boldrini denuncia il ”falso tweet” e chiede

”spiegazioni ai siti e ai blog che l’hanno pubblicato: è estremamente grave che possa essere utilizzato il profilo di qualcun altro , specie di un’alta carica dello Stato per veicolare tweet falsi”.

Published by
Maria Elena Perrero