Europee 2024 con l’incubo affluenza. Larcano, che fa tremare (quasi) tutti i partiti, sarà svelato domenica alle 23. Nell’attesa due o tre cose bisogna pur dirle. Parliamone.
Inutile meravigliarsi o fingere stupore (il che è peggio) se l’astensionismo è una febbre che non guarisce. Sono 45 anni che l’affluenza alle urne è in discesa. Ad ogni tornata elettorale un passo o due indietro. Nel 1979 le Amministrative hanno registrato una affluenza dell’85,6% e le Europee il 62%. Poi è cominciato l’indietreggiare sistematico. Senza eccezioni in Europa ed un solo sussulto alle Comunali del 2004 che hanno migliorato di due punti il verdetto delle urne 1999.
I dati lo evidenziano: solo il 41% dei cittadini europei ha del Parlamento di Strasburgo una visione positiva. Va meglio in Italia (45%). E ancora: il 58% degli italiani non vota per impedimenti pratici e solo il 28% per motivi ideologici (report del politologo Paolo Feltrin, Università di Trieste).
Lo sostengono i politologi. Lo documenta e spiega il professor Feltrin nel suo ultimo libro bianco dell’astensionismo (“Per la partecipazione dei cittadini”), scritto a più mani con i membri della Commissione di esperti, presieduta dal giurista Franco Bassanini, più volte ministro nei governi Prodi, D’Alema, Amato nonché Consigliere speciale dell’allora premier Renzi.
Quest’anno si è già votato 5 volte e nel frattempo “la gente ha una vita: programma le ferie, si ammala, prende impegni”. Ogni weekend in tutta Italia ci sono decine di eventi pubblici o privati. A ciò si aggiunga le malattie, gli anziani con difficoltà di movimento eccetera, tutta gente, spiega il professore, che non è contraria a priori al voto. Semplicemente è altrove, anche se, magari, ha un’idea politica chiara.
Servono modalità di voto nuove. Ad esempio in Estonia votano con il cellulare, in Germania per corrispondenza. Oggi non ha più una grande utilità la tessera elettorale. Occorre liberare il voto dalla burocrazia inutile. Per votare più che la tessera elettorale, basterebbero un documento e la lista dei votanti al seggio. Se ci sei voti, se non ci sei non voti. Tutto qui. E poi serve la concentrazione delle date di voto dei diversi tipi di elezioni (election day). Uno strumento essenziale per favorire la partecipazione dei cittadini al voto con effetti positivi sulla riduzione dei costi e dei disagi per le famiglie. L’ideale sarebbero 2 appuntamenti all’anno: uno in primavera è uno in autunno.