Persino un “fedelissimo” come Giuliano Ferrara è critico con Berlusconi sulla decisione di rompere con Fini: ”E’ un errore” e ”ne pagherà un prezzo notevole, perché è brutta l’immagine di un leader politico che caccia una persona che dice di pensarla in modo diverso da lui e di voler continuare a collaborare lealmente dentro lo stesso partito”. Secondo Ferrara quella del Cavaliere ”è una scelta che lo condanna a un’immagine di faziosità e populismo spinto”.
Il suo consiglio al premier, dice in una intervista al Corriere della Sera, era stato ”di non rompere” anche perché ora ”sarà sempre più difficile porsi come lo stabilizzatore e il riformatore politico di questo Paese e come il ‘rassembleur”’. Certo Fini ha ”contestato l’essenza di Berlusconi” mettendo in piazza ”Briguglio, Bocchino, Granata e teorizzando la necessita’ di una corrente organizzata fino alla sfida aperta”.
La partita di Berlusconi, per Ferrara ”è una triangolazione, io, il popolo italiano, e un sistema istituzionale da cambiare” ma Fini ”gli ha prospettato una cosa che lui vede come il diavolo: un partito politico tradizionale secondo un modello che spegne quel fuoco nella pancia che in Berlusconi deriva dall’idolatria di se stesso”. Ferrara comunque è convinto che ”ora si dividono ma poi dovranno rimettersi insieme o si suicidano entrambi. Ci voleva invece un divorzio razionale”.
Quanto alla presidenza della Camera, sulla questione ”si produrrà un altro conflitto tra la visione sbrigativa di Berlusconi e quella un po’ parruccona di Fini”. Peraltro, per Ferrara ”la domanda delle domande” ora è se ”l’anomalia di Berlusconi, che ha prodotto delle cose importanti” abbia ”ancora delle cose da dire al Paese”. Non si puo’ ”fare una crisi dietro l’altra”. Il Cavaliere dovrebbe invece ”riuscire in questa legislatura a portare a compimento un processo di maturazione del suo rapporto con le istituzioni” e a fare ”un po’ pace anche con i vecchi meccanismi pure impolverati…”. Perche’ ”oggi l’anomalia berlusconiana produce piu’ che altro instabilita”’.