Sia il cittadino a finanziare i partiti: lo Stato rimborsi loro il 95%

ROMA – Finanziamento pubblico ai partiti: l’economista Pellegrino Capaldo propone l’abrogazione del sistema dei rimborsi diretti elettorali e l’introduzione del credito d’imposta al 95% sui contributi che un cittadino eventualmente intende devolvere a un partito. E’ una proposta di legge di iniziativa popolare che sta per essere depositata alla Cassazione e per la quale servono 50 mila firme. Obiettivo incoraggiare la trasparenza e limitare sprechi, abusi, gestioni allegre del fiume di soldi destinati a finanziare l’attività dei partiti. I quali, pur di rifarsi una verginità, stanno proponendo, elaborando, discutendo ma in pratica differendo il problema in attesa che passi la burrasca, dopo i casi eclatanti di Lusi, tesoriere della Margherita e Belsito, tesoriere della Lega.

La proposta Capaldo ha due obiettivi: rendere più stringenti i vincoli per la trasparenza e incoraggiare la partecipazione dei singoli cittadini. Un meccanismo pensato con criteri che limitino al massimo le scorrerie dei corsari del rimborso elettorale senza per questo negare la necessità che i partiti hanno di accedere a risorse anche ingenti per la loro attività politica. Vediamo come funziona. Se tu vuoi sostenere un partito o una fondazione versi un contributo che fino a 2000 euro ti sarà rimborsato al 95%. Il tuo obolo, al massimo arriva a 100 euro, perché paghi 2000 e ti ritornano 1900. Il versamento si effettua su un conto corrente indicato preventivamente all’Agenzia delle entrate: la tracciabilità permanente è un requisito per evitare cambi di destinazione imprevisti.

A chi destinare il contributo? Ai partiti, ovviamente, ma non solo. La platea dei beneficiari viene estesa a movimenti politici e fondazioni: devono avere, i primi almeno 300 iscritti, le seconde un patrimonio minimo di 5 milioni. Chi è sulla breccia da almeno dieci anni non deve ottemperare a questi requisiti. Quando introdurre la modifica? Con gradualità, in cinque anni, tempo necessario per transitare dai rimborsi diretti alla contribuzione defiscalizzata dei cittadini: il primo anno resta tutto com’è, dal secondo in poi progressivamente si elimina un 20% di rimborso fino al prosciugamento totale in vista del nuovo meccanismo. Trasparenza, dicevamo, ma anche risparmio perché, sostiene Pellegrino Capaldo, è impensabile che a regime i cittadini contribuiranno in misura maggiore rispetto al fiume di denaro che affluisce in questo momento nelle casse dei partiti.

 

 

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Warsamé Dini Casali