Dopo la bocciatura del lodo Alfano tornano all’ordine del giorno di Berlusconi le riforme, riforme costituzionali, più poteri al premier, superamento del bicameralismo perfetto, Senato federale, riduzione del numero dei parlamentari. Su questo terreno lāopposizione sembra disponibile a discutere mentre lāIdv ĆØ contrario a qualsiasi interlocuzione con il premier. Nel mirino cāĆØ però anche la giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati, la riforma del Csm, i nuovi criteri di nomina della Consulta e lāimmunitĆ parlamentare.
Il presidente della Camera Gianfranco Fini blocca però gli entusiasmi del premier, ricordando che le riforme istituzionali vanno fatte con maggioranze larghe, per evitare il referendum. “Niente forzature. L’intesa ĆØ più faticosa ma più saggia” ha detto Fini, che ha anche ribadito che l’accordo con il Pd e l’Udc ĆØ imprescindibile. Le riforme verranno fatte solo con l’assenso dell’opposizione dunque.
Sembra che la pensi cosƬ pure Bossi. Ā«Certo – spiega il capogruppo della Lega Roberto Cota – sta anche allāopposizione dimostrare maturitĆ . A noi interessa il federalismo rispetto al quale il Pd ha dimostrato di non avere idee preconcetteĀ».
Il capogruppo del Pdl Fabrizio Cicchitto spiega: Ā«Nessun tema può essere considerato un tabù intoccabile se si vuole riformare lo Stato e ridisegnare quei rapporti tra politica e magistratura che sono stati devastati nel ā92-ā94 dal circolo mediatico-giudiziarioĀ». Cicchitto parla di Ā«confronto dialettico con una parte dellāopposizioneĀ».
La pensa diversamente Massimo DāAlema che in merito ad un dialogo tra maggioranza ed opposizione sulle riforme spiega: Ā«In una situazione in cui il premier attacca il Capo dello Stato e la Corte Costituzionale, il modo in cui lancia lāidea del presidenzialismo ĆØ preoccupante. Denota la volontĆ di forzare le regole costituzionali con una spinta unilaterale della maggioranzaĀ».
Ma come giĆ detto, a fare le riforme a colpi di maggioranza non sembrano dāaccordo nemmeno Fini e Bossi.
