”Dice alcune cose e il loro contrario. E tace su molto, troppo, per essere credibile”. Il giorno dopo ”lo strappo di Mirabello” il Giornale diretto da Vittorio Feltri respinge al mittente le accuse di ”infamia”: ‘Le infamie di Fini’ è il titolo di prima pagina, corredato da un editoriale a firma del vicedirettore Alessandro Sallusti che stronca l’intervento del leader di Fli. ”E’ infame chi tradisce qualcuno (lui ha tradito il Pdl e i suoi elettori), e’ infame chi non dice la verità”, scrive Sallusti, sottolineando che Futuro e libertà nasce come ”il partito dell’odio figlio di una frustrazione personale nata il giorno dopo la fusione di An con Forza Italia”, dopo la quale Fini non ha potuto realizzare ”il sogno inconfessato di continuare a comandare e disporre come prima”.
Dopo un discorso che ”lascia le cose come prima”, sono però ”chiari e ufficiali i motivi della rottura” in cui ”la politica non c’entra. Semplicemente Fini – spiega Sallusti – odia il Pdl (‘non c’è più, è morto’ dice con soddisfazione), odia Berlusconi (‘si comporta come il capo della Standa’) odia Bossi (‘la Padania non esiste’) odia il ministro Tremonti e i suoi tagli orizzontali e disprezza i suoi ex colonnelli che non l’hanno seguito”.
E ”odia i giornali ‘fogli d’ordine infami’ che hanno sollevato la questione della casa di Montecarlo e degli appalti Rai ai suoi familiari”. Peraltro, ”è un po’ da infami rimanere con chi ti fa schifo per opportunismo contingente, per non avere il coraggio di andarsene e affrontare le elezioni”. Così come ”non ha coraggio, e nemmeno senso del ridicolo” quando non risponde sulla casa di Montecarlo e liquida la questione con ”l’insulto”, salvo poi dire che ”per i politici serve un codice etico perché la loro attività non deve rispondere solo al codice penale. Evidentemente nella sua testa, l’etica si ferma a Ventimiglia e quello che accade in Costa Azzurra sono solo affari suoi”. E ”l’ultima infamia e non aver detto che coerentemente con la sua analisi si dimetterà da presidente della Camera”.