Dopo lo slogan del leghista Roberto Castelli a Pontida, “federalismo o secessione”, arriva il duro intervento del presidente della Camera Gianfranco Fini. “La Padania è semplicemente una felice invenzione propagandistico – lessicale, un neologismo – ha detto il presidente della Camera – perché fra Cadore e Tigullio non c’è assolutamente nulla in comune. O si è italiani o non si ha altra identità che non sia assolutamente localizzata”.
Del resto, ha rilevato Fini, anche fra “il Cadore e la provincia di Rovigo” le differenze sono enormi, anche in termini di dialetto. “La politica deve contrastare in modo molto netto le invenzioni” come le affermazioni separatiste della Lega “perché la coesione nazionale rischia di affievolirsi senza un contrasto alle sortite separatistiche”.
Fini, aggiunge, ad un convegno di Farefuturo e la Fondazione Spadolini, che “serve un’azione pedagogica e culturale che riaffermi il senso della coesione nazionale”.
Secondo Fini, “il rischio per il senso di italianità è forse quando non si contrastano le goliardate, ma è anche più forte se si finisce con il derubricare l’italianità in una sorta di operazione museale volta a relegarla ad una specie di storia del passato”. E allora, secondo Fini, “non basta contrastare la sortita propagandistica, ma occorre anche essere capaci oggi di far capire che essere italiani significa riconoscersi in alcuni valori non trattabili che sono alla base di un’identità di un popolo”. E’ per questo che, per il presidente della Camera “bisogna stare attenti a non derubricare le affermazioni della Lega come sortite goliardiche fini a sé stesse”.
Al raduno annuale del popolo del Carroccio a Pontida, infatti, il popolo del Carroccio è stato chiamato all’appello di “Padania libera” dal senatùr Umberto Bossi. Roberto Castelli poi ha rincarato la dose con la minaccia di federalismo oppure sarà secessione. E il coro “noi non siamo napoletani” ha completato il quadro.
POLITICA “Oggi non si infrange la legge perché bisogna far fronte ai costi della politica: non è vero”.”Siamo passati – spiega Fini – da una fase in cui il ceto politico aveva comportamenti extra o contra legem per finanziare il partito e il sistema ad una fase in cui la questione morale e politica è legata solo a comportamenti individuali. Oggi non si va contro la legge per far fronte ai costi della politica. Non è vero. Anche perché oggi i partiti sono molto diversi da prima, sono molto più leggeri. E poi, mi fa ridere chi dice che i deputati non vengono a votare in Parlamento perché sono impegnati nel collegio. Ma quando mai! Chi non viene a votare non si può giustificare”.
SENSO CIVICO “Il punto debole della società di oggi è il venir meno del senso civico, del rispetto dell’altro” afferma il presidente della Camera indicando “precise responsabilità politiche” di tale situazione “a chi ha innalzato la bandiera dei diritti senza attivare i doveri”. Da qui, l’appello del presidente della Camera: “O la politica è pedagogica, soprattutto per i giovani, ed è forte per il suo esempio oppure finiamo con il predicare bene e razzolare male”.